• martedì , 19 Marzo 2024

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Sicurezza informatica: al via una nuova campagna nazionale governativa -  HDblog.it

“Adelante con juicio” (Ferrer)

Giocando con i nomi dei social, un’arte molto antica che sarebbe la filologia, ci permetterebbe di percepire un senso di velocità, immediatezza. Instagram richiama l’istante nel momento, il “tag” delle persone presenti, il Ram della memoria omonima che cristallizza. Il cinguettio di un tweet è persin onomatopeico, breve, che in successione assieme a tanti altri forma un rumore quasi dissonante. Linkedin rimanda ad un “link“, che unisce e collega con un immediato cambio di pagina che ci porta dove si vuole. Infine Facebook è un insieme di volti, facce, eventi, emozioni.

Come usare le applicazioni di messaggistica per il servizio clienti |  Callbell

Questa è la parte virtuale della realtà d’oggi su cui trascorriamo buona metà del nostro tempo. Sono comodità associate all’immediatezza che sicuramente i dettami stoici di Seneca avrebbero condannato: il temposi uti scias, longus est“, ma se è breve e soprattutto “inutile” e “improduttivo” è totalmente inaccettabile dal romano poeta. Ma al giorno d’oggi è indispensabile più che mai capire certi strumenti e non ostracizzarli: tuttalpiù bisogna analizzare certi pericoli in cui si incorre. Ci abituano a non sopportare più la fatica dell’attesa, alla ricerca dei contenuti che ci interessano si sostituisce l’I.A del software. Questo elabora e crea una banca dati che costituisce un vero e proprio tratto psicologico di ognuno di noi. Ci viene proposto poi in autonomia ciò che potrebbe interessarci, anche in base ai nostri follower e amici, da cui non siamo indipendenti e veniamo inevitabilmente influenzati.

“L’educazione è cosa di cuore” (Don Bosco)

Lo studio: l'istruzione allunga la vita al cervello - la Repubblica

La scuola, l’istruzione e la cultura formano e forniscono gli strumenti per nutrirci di una linfa introspettiva nuova. È una trasmissione di valori, di emozioni e di empatia difficile da trasmettere a distanza, virtualmente o persino in Dad: ricopre un ruolo essenziale nella crescita. Coltiviamo in noi stessi conoscenze apparentemente inutili in confronto all’ultima tendenza del web, eppure ciò ci fa avere occhi attenti e critici della realtà. Basta richiamare la pericolosità dell’istruzione nella storia per i regimi dittatoriali e le tirannie con le loro propagande assillanti che spesso per intensità sono paradossalmente insistenti come i cookie del web. La formazione dell’individuo implica un’attenzione e un’attesa che molti non sanno più applicare, eppure rimane l’unica chiave davvero “nostra” e di nessun altro per leggere e interpretare gli eventi, per filtrare le innumerevoli e assillanti proposte di “ciò che piace“.

“Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie”(Carlo Acutis)

Non è la chiusura, ma l’apertura, il dialogo continuo con la realtà che ci rende consapevoli delle nostre scelte. Un recente documentario “The Social Dilemma” è stato pubblicato su una nota piattaforma di streaming proprio per sensibilizzare gli utenti più inconsapevoli dell’importanza delle preferenze espresse dagli stessi sul web. Dobbiamo porci degli scrupoli se gli stessi luminari della Silicon Valley, che hanno apportato aggiornamenti e progressi apparentemente più funzionali per i profili, spiegano luoghi virtuali in grado di manipolare a livello inconscio chi li abita, senza destare nell’individuo il minimo sospetto. Proprio per questo ci vuole un occhio critico capace di non sottostare ciecamente alla regola dell’influencer, o ancora, che sappia approfondire e non fermarsi solo alla visibilità dei contenuti.

The Social Dilemma, il documentario sul lato oscuro dei social media

“Io so di non sapere” (Socrate)

Per Socrate e la sua scuola il ruolo del sapere è associato al bene. In realtà ogni conoscenza può essere applicata per i propri fini; bisogna avere gli strumenti per imparare ad utilizzare messaggistica, e social; associare informazioni, tendenze e stories con un criterio. Questo però lo si costruisce fin dall’infanzia in un ambiente protetto e disinteressato, estraneo da interessi di aziende, o di chi non ha a cuore che ognuno maturi una sua peculiare cultura, tra i nostri insegnanti, famigliari e maestri.

Pinocchio ha qualcosa da insegnare oggi ai genitori dei nativi digitali? |  Family And Media

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