• venerdì , 29 Marzo 2024

“Siamo tutti responsabili di tutti”

La situazione causata dalla pandemia di COVID-19 sta sconvolgendo tutta l’umanità. Quasi tutti i paesi hanno adottato misure drastiche per fronteggiare e contenere lo spargersi del virus. Tutti gli sforzi possibili sono stati fatti per proteggere la popolazione ma hanno avuto ripercussioni sull’economia e sulla sanità.

L’impatto globale dell’epidemia è e sarà profondo a livello sociale, istituzionale, scientifico e storico.

Ci siamo resi conto, in questo periodo assolutamente singolare, che non si può più parlare di destini individuali, ma una storia collettiva e di sentimenti condivisi da tutti.

Questa situazione inattesa e potenzialmente dannosa per la salute nostra e per quella dei nostri famigliari mette in campo l’ampia capacità di adattamento dell’essere umano.

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Nessuno si salva da solo e diventa scontano affermare che da questa crisi non si potrà uscire uguali a prima, occorre dunque scegliere se migliori o peggiori. Papa Francesco lo ha ribadito più volte: “Siamo tutti sulla stessa barca”.

L’unico risvolto positivo di questa tragedia sanitaria è quello di aver riscoperto una parola che sembrava ormai perduta: solidarietà. Nella giornata mondiale della Pace, la solidarietà, come cura, viene espressa come il perseverare ad impegnarsi per il bene comune, ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché “tutti siamo veramente responsabili di tutti”.

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La pandemia, oggi ancor di più, aggrava la crisi alimentare e migratoria, provocando pesanti sofferenze che minacciano gli equilibri politici e militari del pianeta già da tempo.

Mai come in questo momento economia, salute e ambiente sono stati così strettamente legati fra loro, determinando tuttavia un’insicurezza alimentare in grado di alimentare conflitti latenti.

La sicurezza alimentare, la pace e la stabilità vanno di pari passo: in questo è testimone l’organizzazione World Food Program, che si occupa dell’assistenza alimentare nel mondo ed ha ricevuto nel 2020 il Premio Nobel per la Pace.

Questo riconoscimento gli è stato assegnato per l’eccezionale capacità di moltiplicare i propri impegni e gli sforzi nel soccorso di quelle popolazioni  stremate dai conflitti e dalla pandemia: una combinazione fatale che ha aumentato le vittime da fame nel mondo.

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