• giovedì , 28 Marzo 2024

La malizia sta in chi ascolta

di Edoardo Falardi

È innegabile che la nostra civiltà sia fondata su radici giudaico cristiane, e di ciò paghiamo pegno tutt’oggi.
È come se l’uomo cristiano occidentale si senta ancora in debito per le atrocità del proprio passato
culturale.
L’Occidente sta infatti ancora pagando per le crociate, le persecuzioni protestanti, il colonialism
e le guerre mondiali. La soluzione a questi sensi di colpa non è ovvia, ed è aperta a molte interpretazioni.

C’è chi è turbato dal fatto che ci siano troppi dinosauri maschi nei musei e non abbastanza femmine, chi
pensa che l’uso dei cani guida sia un atroce sfruttamento animale, e chi pensa di cambiare il mondo
andando a lavoro in bicicletta. Su una cosa però sono tutti in accordo, tutti condividono l’ideale del
politicamente corretto.

Il politicamente corretto è il male dei nostri giorni. Nato per combattere l’omologazione della società sta
invece appiattendo le differenze culturali in quanto offensive o inadeguate ai tempi moderni. Nato per
favorire il dibattito lo sta invece annullando. Nato per smettere di giudicare il prossimo, giudica tutti e li
inserisce in rigide categorie. Ecco quindi che siamo razzisti, omofobi, cisgender, misogini… L’epoca del
dibattito libero è ormai finita. Per garantire la libertà di tutti abbiamo con il tempo perso ogni tipo di
libertà personale e di parola.

Il politicamente corretto inoltre vuole fazioni chiare. O sei con lui o sei contro di lui, e, in tal caso, sei il
nemico.

L’obbiettivo è uno: fare tabula rasa del passato. Dimenticare tutto, tutto ciò che ci accomuna e ciò che ci
divide. La fantasia rivoluzionaria si sta avverando, e nel futuro ci aspetta forse il transumanesimo.
Dimenticare il passato è anche utile per aiutare la presa del politicamente corretto.


Per una quantità sconcertante di persone la soluzione è dimenticare. In America, per esempio, il nemico
è rappresentato dalle statue di Cristoforo Colombo. Distruggere le statue dell’avventuriero, infatti, è
visto non solo come un qualcosa di necessari, ma come un qualcosa di eroico. E’ preoccupante come
siano minoranze che provano gioia nella caduta delle statue di un avventuriero del Quattrocento, ma è
anche molto significativo dei tempi moderni.


Il politicamente corretto, come il cavallo di troia, è entrato nelle nostre case accompagnato dal trionfo
del popolo. C’è addirittura chi pensa che la soluzione sia eliminare lo studio delle materie classiche. In
molte scuole della Florida viene quindi abolito lo studio di Omero; omofobo razzista che scrive solo di
violenza.
Questa missione per scardinare la discriminazione sta omologando la nostra società. Il regime
del politicamente corretto non è democratico. O sei con o sei contro, senza eccezioni, e ciò appiattisce
gravemente le differenze culturali.

Questo movimento è nato contemporaneamente tra il popolo e nelle alte camere dello stato, tra
i lavoratori e tra i Vip. I pochi superstiti, sia per ragioni commerciali, che per non fare scalpore, si
devono arrendere all’omologazione. La Disney, per esempio, è stata ferocemente colpita da questo
fenomeno.
“Questo programma contiene descrizioni inaccurate e razziste di altre culture. La Disney non approva in
alcun modo le rappresentazioni femminili presenti nel programma. La visione è sconsigliata ad un
pubblico sensibile”.
Ci aspetteremmo che un disclaimer tale sia posto prima di un film cruento, con
scene di straziante violenza; ma ci troviamo invece davanti all’introduzione del famoso film
d’animazione “Gli Aristogatti”.

Per la Disney quindi il problema dei nostri giorni è la presenza di una musica orientale nella scena dei gatti siamesi, vista come rappresentazione terribilmente razzista. Stiamo vivendo anni di cambiamento. La morale sta cambiando, la religione sta cambiando, perfino la visione dell’uomo sta mutando. Il tempo passa e il progresso è inevitabile, ma stiamo costruendo la nostra nuova società su fondamenta instabili e spesso inesistenti. Viviamo in anni strani, anni in cui per scrivere un discorso bisogna impegnarsi per non offendere nessuno, e così facendo si finisce per offendere tutti.

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