• martedì , 19 Marzo 2024

Vite rubate

Nel cuore dell’Asia, nel nord-est del subcontinente indiano, si trova il Bengala, una regione divisa in due parti, una orientale e una occidentale. Due zone una volta unite a formare una sola provincia e ora spartite tra Bangladesh e India.  Due territori in cui la natura selvaggia incontra metropoli come Calcutta e Dhaka. Due bandiere che racchiudono una delle aree più popolate del pianeta. Solo e unico invece il patrimonio culturale, linguistico e soprattutto religioso. Si tratta infatti di un vero e proprio luogo sacro, che ogni anno accoglie migliaia di seguaci della religione indù. Seguaci pronti a immergersi nelle acque purificatrici del Gange, cuore della religiosità induista, oltre che fulcro di numerose festività e culti.                

Pohela Falgun Donne Festival - Foto gratis su Pixabay

Questo territorio apparentemente così puro nasconde però una macchia, un meccanismo tanto orribile quanto terrificante. Infatti ci troviamo di fronte a uno dei punti cardine, ad uno dei centri più attivi al mondo nell’ambito della prostituzione minorile. Parliamo di una vera e propria tratta per lo sfruttamento sessuale: migliaia di bambini e soprattutto bambine, ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi. In realtà non si conosce precisamente l’entità e l’estensione di questa tratta, ma si stima che ogni anno circa cinquantamila ragazze vengano deportate dal Bangladesh e vendute nei bordelli indiani, a Delhi, Mumbai, Pune o addirittura nel Medio Oriente. Trattandosi però di un fenomeno difficile da identificare, è assai probabile che le cifre reali siano molto più elevate. D’altronde molte scomparse non vengono segnalate e troppo spesso i trafficanti riescono a eludere i controlli al confine con l’India, sfruttando i numerosi corsi d’acqua che separano Il Bengala Occidentale e il Bangladesh.

All’origine di questo fenomeno risiedono sicuramente le condizioni di estrema povertà in cui versano i due paesi. Aspetto che influenza l’etica e le scelte di chi vi risiede. Scelte spesso dettate da fame e disperazione. D’altronde trattandosi  di un’area estremamente sottosviluppata, è facile essere attratti dalla prospettiva di una vita migliore. In molti casi infatti le vittime, spesso giovanissime, vengono avvicinate da ragazzi della loro età o più grandi. Giovani che promettono loro amore, benessere, lavoro. Giovani che sembrano follemente innamorati e decisi a sposarle. Si tratta però di una messa in scena, di una recita, architettata dai trafficanti e dai loro collaboratori. Si tratta appunto di questi presunti giovani innamorati che spingono le ragazze a fuggire dalle loro famiglie, a lasciare tutto in cambio di agiatezza e amore, nella speranza di dare una svolta alle loro vite. Speranza forse comune anche ai trafficanti, un’ambizione che unisce vittime e carnefici. Solo così si può spiegare, ma certamente non giustificare, le azioni dei trafficanti. Soldi, soldi, soldi. Denaro, denaro e ancora denaro. Basti pensare che per ogni ragazza venduta si può guadagnare fino a ventimila rupie, circa cinquecentocinquanta euro, ossia l’equivalente di quello che un operaio indiano guadagna in cinque mesi. Cinquecento euro che significano vita e sostentamento per i trafficanti, morte e prigionia per chi è condannato a passare anni ed anni nei bordelli.

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Purtroppo Il sistema giudiziario indiano si è rivelato  inadatto ad affrontare e contenere il problema: per questo troppo spesso i colpevoli restano impuniti e a piede libero. Tuttavia per sopperire alle lacune della giustizia, sono state fondate alcune organizzazioni non-profit che si impegnano ad aiutare le vittime della tratta sessuale. A tal proposito sono stati creati dei rifugi per sostenere e ospitare le varie ragazze liberate dai bordelli. Il reporter Yudhijit Bhattacharjee si è recato proprio in uno di queste “oasi” per conoscere di persona e intervistare alcune di queste giovani donne. In questo modo è riuscito a consegnarci  un vero e proprio spaccato, pubblicato su National Geographic, della vita nei bordelli indiani. I resoconit  più agghiaccianti però sono quelli delle ragazze del  bordello Sankalpa a Mahishadal in India, appartenente a un certo Prasanta Bhakta. Fin dal primo momento, raccontano le ragazze, il proprietario metteva subito le cose in chiaro, violentando le nuove arrivate: calorosa accoglienza che serviva a determinarne il valore e quindi il prezzo. Le più giovani infatti oltre che essere le più gettonate erano anche le più costose. Parliamo di circa 500 rupie, ovvero  cinque euro e mezzo ciascuna. Dopo questo “rito d’iniziazione” Le ragazze cominciavano la loro vita nei bordelli, recluse, imprigionate, costrette ad essere violentate fino a venti volte al giorno. Il rifiuto non era un’opzione contemplabile: la cieca ubbidienza, l’unico modo per evitare di essere picchiate fino a sanguinare, bruciate con le sigarette. “ Non smetteva finché non ci vedeva sanguinare”. “ Diceva sempre: se non vai a letto con almeno dieci clienti al giorno ti picchio”.

Addirittura venivano costrette a bere alcolici per essere più arrendevoli. Una delle ragazze, raccontando di questo aspetto, ammette che l’alcol l’ha aiutata ad affrontare la quotidianità, altrimenti insostenibile e confessa di aver passato intere  giornate a bere. Il suo vero nome non lo conosciamo, se non quello fittizio (Sayeda) usato dal reporter per nascondere la vera identità della giovane. Una donna combattiva, coraggiosa, che a quattordici anni è fuggita di casa con un ragazzo che l’ha poi venduta al bordello di Backta, dove è stata reclusa per tre anni. Liberata insieme ad altre dieci ragazze nel 2017, è stata accolta nel rifugio Sneha, dove nel 2020 ha potuto conoscere il giornalista Yudhijit. Putroppo pochi mesi dopo l’intervista è morta per un’insufficienza epatica, probabilmente dovuta all’eccessivo consumo di alcol.  Quanto a Backta, dopo l’irruzione nel suo bordello da parte delle forze dell’ordine, è stato arrestato e poi rilasciato su cauzione.  Ora è a piede libero. È Illeso, intoccabile, formalmente innocente. Forse è ancora lì in Bengala, nel cuore dell’ Asia e forse, sta violentando una ragazza proprio in questo momento.

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