Un due tre, un due tre, un due tre: i corridoi valsalicensi risuonano del ritmo del valzer. Conti, passi, tacchi, tonfi. E un’altra volta i nostri quarti anni si improvvisano ballerini e volteggiano fantasiosamente sotto gli occhi esperti e vigili dell’insegnante e della professoressa Buffa. Quando giunge la fatidica serata le ragazze si trasformano in dame leggiadre, i ragazzi in cavalieri un po’ meno leggiadri.
Il pubblico, formato perlopiù da madri commosse alla vista della loro piccola creatura ormai divenuta maggiorenne, applaude entusiasta. Qualche gonna strappata, un paio di cravatte annodate male, ma nessuna caduta rovinosa: i fiori, le decorazioni e le foto di don Cip addolciscono il tutto. Ma non finisce qui: l’arte dei ragazzi non si limita alle piste da ballo esprimendosi nei video girati da ogni classe. Interviste, scenette comiche, cortometraggi, protagonisti sempre i giovani.
L’immancabile rinfresco chiude- dulcis in fundo- la serata, pietra miliare della tradizione valsalicense, illuminata dai flash instancabili di Don Cip che immortalano i sorrisi dei diciottenni.