• sabato , 20 Aprile 2024

Sbalzi d’umore e psicologia della quarantena

Pessimismo Cosmico

Pensiamo ad una situazione molto attuale, un Virus che ridimensiona la realtà quotidiana racchiudendo tra quattro mura più della metà della popolazione mondiale in quarantena. Infermieri, medici e personale sanitario di tutto il mondo sono sottoposti alla fatica e alla tragedia di malati e famiglie che perdono cari, senza riuscire ad essere veramente vicini a chi per loro è stato magari un punto di riferimento. La realtà del 2020 ha volti di uomini e donne, vecchi e bambini che ovunque hanno abbandonato la normalità, con i suoi problemi, le gioie e i suoi dolori che sembrano in stand-by, quasi accantonati.

Da questi spunti drammatici è facile trarre un pessimismo verso la nostra condizione: solo l’insensibilità al dolore, ci darebbe un’immunità da questo virus che non ci farebbe più paura. Essere insensibili alle passioni, eternamente scomode ad un’esistenza tranquilla, si chiama Atarassia. Eppure essere così immuni, curati da ogni sentimento in una mente da calcolatore, spinti dalla nostra unica ragione, ci renderebbe disumani.  Perché capiamo che nulla ha senso senza dei sentimenti, seppur fragili, rimaniamo umani proprio per questo: non avremmo la motivazione stessa di vivere. Forse lo capì il poeta Lucrezio, il più grande sostenitore dell’insensibilità. Infischiandosene di tutto e di tutti, alieno del mondo, si uccise vittima della sua stessa Atarassia. 

Ottimismo Stupido

Altrettanto stupido sarebbe pensare che vada tutto bene. Un allarmismo eccessivo provoca eccessiva prudenza, ma essere immuni alle norme di sicurezza al contrario aumenta l’irresponsabilità di chi diventa un pericolo per sé e per gli altri, una volta contagiato.

L’uomo è debole, dal punto di vista fisico, medico e anche passionale: cittadini ottimisti, ad esempio, che per il calore di una giornata primaverile non reggono alla pulsione di uscire e violano le norme nazionali di quarantena. Questo individuo si espone ad un inutile quanto futile rischio. Tornando a casa si rende conto dell’effimera sostanza del suo “divertimento” (come direbbe Pascal “Divertissement”), una vera bravata che gli lascia l’amaro di doversi rinchiudere in casa, se ha fortuna, in questura, se lo beccano, tutto di corsa, lesto lesto, con la malinconia di non essere nella normalità: con gli altri.

L’Ottimismo quotidiano

Accorgendosi e accettando tutto quello che continua ad evolversi, si continua a lottare in campo medico e negli ospedali. Lo Stato cerca di fermare l’esemplare dell’Ottimista stupido per mezzo delle Forze dell’Ordine, mentre il Pessimista Cosmico è troppo chiuso in casa e su se stesso per accorgersi degli altri, oppure il pessimista è già rassegnato all’idea dell’imminente catastrofe e vive di disperazione. È forse quest’ultimo che non comprende chi tutti i giorni si adopera con i pazienti affetti, per scongiurare un crollo economico del Paese o che semplicemente è sensibile all’ apprensione. 

Questa categoria sarebbe catalogata come ottimista, ma possiede doti che non si fermano alla debolezza davanti ad un virus e vanno oltre, per sconfiggerlo, con entrambi i mezzi: psicologici e materiali. 

Scegliamo noi

La consapevolezza di essere deboli nel corpo ha dato all’uomo la vera cura da questo male. Il pessimismo che deriva dalla tristezza di tanti sacrifici è lo stimolo più importante per generare la voglia di quello che per noi è stare con gli altri, di diminuire il dolore di chi sta più male, di donare Speranza (come virtù).

L’ottimista non diventa Stupido se ha una visione d’insieme di cosa accade fuori. L’ottimista è obiettivo solo se sa essere pessimista su ciò che lo riguarda, sulla consapevolezza di dover combattere il dolore e il male che lo affliggono fuori. Ma proprio perchè è un po’ pessimista sa che non ha nulla da perdere, può semplicemente scegliere di vivere con la felicità che ci dona la Speranza. 

Pascal da grande scienziato, matematico e filosofo ci direbbe che i suoi calcoli ci fanno vincere una vita che non fugge dalla realtà, ma che vince tutto quello che chi si rassegna non ha mai trovato.

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