• giovedì , 25 Aprile 2024

Speciale Maturità 2019: La parola ai professori

Maturità. Taboo per i ragazzi dell’ultimo anno, punto di arrivo e di conclusione di un ciclo per genitori e insegnanti. Uno degli aspetti, forse non troppo privilegiato, della politica rivoluzionaria del cosiddetto “governo del cambiamento”. Un provvedimento discusso e rivisto più volte che sembra vedere nell’anno 2019 la bandierina di arrivo, accompagnato da una lunga serie di polemiche, provenienti soprattutto dagli stessi studenti. Si vedono abbandonati a sé stessi, senza una visione chiara di quello che sarà il loro futuro scolastico da qui a giugno.

 

Il Salice ha deciso di intervistare i professori Bove, Croce e Meritano, docenti dell’area artistico-letteraria, per capire il loro punto di vista a riguardo. A seguito della circolare ministeriale del 4 ottobre, infatti, sembra che uno dei punti cardine sia lo stravolgimento dell’impostazione della prima prova, quella di italiano.

Quale può essere considerato un punto di forza e quale di debolezza della nuova maturità?

Prof. Bove: “Penso che un punto di forza sia costituito dal fatto che verrà valorizzato di più il percorso scolastico del triennio che andrà a pesare in modo considerevole sul voto finale. Questo rappresenta un ulteriore stimolo ad un impegno nello studio costante e omogeneo. Spero che gli studenti colgano questa novità come una vera opportunità. Un punto di debolezza sta in un’occasione persa. Mi riferisco all’alternanza scuola lavoro. Gli studenti che affronteranno il prossimo esame di stato sono i primi ad aver affrontato un percorso triennale di alternanza, profondendo energie , tempo e impegno per arrivare a raggiungere le 200 ore richieste dal Ministero. Sarebbe stato un segno di rispetto e di considerazione dell’esperienza vissuta inserire quest’ultima all’interno del colloquio orale e valutarla adeguatamente. Peccato”.

Prof. Croce: “Vedo nella nuova definizione del punteggio l’aspetto positivo dell’Esame di Stato riformato. La valorizzazione della carriera individuale nel Triennio rende più sensata la valutazione complessiva: e il fatto che l’Esame in sé pesi il 40% del punteggio finale mi pare suggerisca come in fondo neppure al Ministero credano più tanto nel rito conclusivo del percorso scolastico. Negativo è senza dubbio il cambiamento delle regole del gioco a partita non solo ampiamente iniziata ma quasi conclusa. Ritengo inaccettabile che, dopo due anni di preparazione specifica – per restare dentro il mio recinto – allo scritto di Italiano durante i quali voi ragazzi avete lavorato sodo e bene su articolo di giornale e saggio breve, arrivi l’indicazione di un’impostazione radicalmente diversa di metodo e richieste, con l’abbandono di fatto di tipologie di scrittura che certo erano vostri punti di forza”.

Prof.ssa Meritano: “I punti di forza del nuovo esame a mio avviso sono individuabili nel maggior peso dato al percorso scolastico, con l’attribuzione di 40 punti contro i 25 del passato, nella presentazione di un elaborato multimediale o di una breve relazione sull’esperienza di alternanza scuola–lavoro svolta nel triennio (anche se di fatto quest’anno pare  non sarà obbligatoria ma per i dettagli del colloquio il Miur si dovrebbe pronunciare entro gennaio) che potrebbe essere veramente valorizzante considerate le esperienze di qualità che la nostra scuola offre ai suoi studenti, nell’utilizzo di una griglia comune (di cui speriamo ci venga inviato un facsimile in tempo per prendere le misure e non scoprire “come funziona” all’ultimo minuto) per la correzione delle prove al fine di uniformare i criteri di valutazione delle commissioni, nell’eliminazione della terza prova che, nella mia esperienza, ha sempre abbassato la media delle prove scritte. Riguardo ai punti deboli non saprei esprimere una opinione: bisogna sperimentare e poi fare un bilancio. Detto questo, anche gli aspetti che a prima vista sembrerebbero positivi alla prova dei fatti potrebbero non rivelarsi tali”.

Leggendo le linee guida del Ministero sulla formulazione delle prove, in particolare della prima, la percezione è che sia richiesta una complessità minore a livello contenutistico ed espressivo, mentre si tenda a privilegiare il senso critico sviluppato dallo studente. A suo parere, questa potrebbe essere un’indicazione di abbassamento del livello culturale delle future generazioni? Se sì, perchè?

Prof. Bove: “Io sono la persona meno adatta per rispondere a questa domanda. Perché sono sempre stato un nostalgico del vecchio tema tradizionale, quello che caratterizzava la maturità prima dell’inizio del nuovo millennio. Quella tipologia stimolava la creatività e la capacità di fare collegamenti, comunque testando le capacità di scrittura e quelle argomentative dello studente. Non ho mai amato le tipologie testuali con cui abbiamo lavorato negli ultimi 20 anni circa, analisi del testo compresa. Per non parlare dell’articolo di giornale. Io, che giornalista non sono, come posso giudicare questa competenza in un allievo?”.

Prof. Croce: “Quando –venti anni fa – per la Prima Prova dell’Esame di Stato furono introdotte tipologie come analisi testuale, articolo di giornale e saggio breve, molti di noi docenti si domandarono quanto sarebbe stato utile per gli studenti essere in grado di scrivere usando tecniche, stili e registri tanto differenti dal vecchio e tradizionale “tema argomentativo”. Oggi possiamo certo dire che la capacità di gestire documenti di ambito culturale molto diverso, di utilizzarli come fonti critiche, di confutarli, è stato elemento estremamente positivo nella costruzione di competenze, non solo di scrittura. E se pochi sono coloro che scriveranno effettivamente articoli nella loro vita, tutti li sapranno comprendere e interpretare; mentre la scrittura documentaria – come il saggio – sarà molto presente nei percorsi prima universitari e poi professionali.  Oggi le nuove indicazioni – partorite, è bene sottolinearlo, da una commissione di alto livello culturale presieduta dal prof. Serianni, garanzia di una progettualità molto seria – mi pare recepiscano due dati di fatto.

Da un lato, una debolezza strutturale: per apprendere l’arte della scrittura di articolo, saggio, tema storico, è necessario che chi la insegna sia adeguatamente preparato in tale direzione, in grado di trasmettere l’utilità di ciò e disposto a dedicare in aula il tempo opportuno – e probabilmente nella scuola italiana ciò è vero solo in parte. Dall’altro, un orizzonte culturale ovviamente molto cambiato: se la profezia di un abbandono di massa della lingua scritta nel XXI secolo è stata evidentemente smentita dalla comparsa di nuovi strumenti di comunicazione che esigono proprio la scrittura, i modi e i registri espressivi contemporanei – soprattutto di chi ha un’età scolare – evidenziano una enorme distanza dalle “pretese” della scuola. In questo senso la riduzione dello scritto di Italiano a due sole forme – analisi commentata e testo argomentativo – con l’abolizione della richiesta di conoscenze e competenze più specifiche e approfondite può essere definito abbassamento.

Però, guardando la storia dell’Esame di Stato, sino a tutti gli anni ’90 le richieste culturali dell’ormai “vecchia” Prima Prova non erano previste – e la Maturità certo non era generosa né mediocre. Le cinque prove di analisi testuale (su sette tracce, è bene ricordarlo!) del nuovo Esame sembrano più orientate alla pratica della comprensione testuale, analoga a quella di test nazionali e internazionali oggi utilizzati per valutare i sistemi scolastici – e certo semplificata nella forma e nella sostanza rispetto alle “vecchie” richieste: qui forse sta l’attuale frontiera”.

Prof.ssa Meritano: “Per quanto riguarda la prima prova, attendiamo dalla commissione dei lavori – presieduta da uno dei maggiori linguisti italiani, Luca Serianni (ma sarà una garanzia?) – un modello di riferimento; certamente, dall’analisi delle prove somministrate negli ultimi anni, si evince una semplificazione delle domande ad esempio nell’analisi del testo ma questo non esclude la padronanza del patrimonio lessicale ed espressivo della nostra lingua. Quanto poi alla valorizzazione del senso critico dei candidati credo sia un elemento importantissimo, tanto quanto lo è il corretto uso della lingua”.

Cosa si sente di consigliare agli studenti che affronteranno le prove?

Prof. Bove: “Il primo consiglio è di sapere di tutto (almeno) un po’ per evitare accuratamente di arrivare all’esame con delle lacune di preparazione in una o più materie. Il secondo è di affrontare tutto l’anno scolastico pensando alle cose belle che si studiano e si imparano, soprattutto in considerazione del fatto che l’ultimo anno presenta le parti di programma più interessanti in molte materie (penso alla letteratura italiana, alla storia e alla filosofia), senza farsi attirare e distrarre dalle sirene delle facoltà universitarie, con tutto il loro portato di test di ammissione, di open day e quant’altro. Carpe diem direbbe il mio amico Orazio”.

Prof. Croce: “Di mantenere la calma… L’Esame è cambiato, certo, ma i Commissari – esterni e interni – non piovono da Marte, inviati a metà Giugno senza sapere nulla di ciò che è stato prima. Sarete i primi a sperimentare le novità, e ciò non potrà non essere considerato. In classe, poi, lavoreremo per adeguare conoscenze e competenze – che, in realtà, già possedete in larga parte e che perciò andranno orientate, non costruite ex novo – alle indicazioni ministeriali; faremo adeguato esercizio e riusciremo certo a valorizzare il lavoro svolto in questi anni di Liceo, così da rendere evidente, anche in una prova scritta di nuovo formato, ciò che conoscete e ciò che sapete fare”.

Prof.ssa Meritano: “Di lavorare con impegno e serietà per tutto l’anno ma non in vista del voto di maturità. Le vere prove, i veri esami incominciano dopo”.

I nostri valsalicensi, dunque, sembrano uniformarsi al grido #nopanic: come direbbe il già citato Orazio, in medio stat virtus. Bisognerebbe, infatti, cercare di dare un senso agli ultimi mesi di vita liceale impegnandosi a preparare gli strumenti: serviranno ad arrivare al traguardo con la maturità necessaria per affrontare questo primo scoglio, non dimenticando di avere davanti un mare pieno di opportunità in cui cominciare a navigare.

 

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