• giovedì , 28 Marzo 2024

La vita "spericolata" di Evariste Galois

La matematica è sempre stata una tra le “bestie nere” per tutti gli studenti di ogni età, nazione e scuola. Formule, problemi, equazioni che sembravano senza senso tra i banchi di scuola. Già come cantava Antonello Venditti in uno dei suoi capolavori, “Notte Prima degli Esami” reso poi celebre dai film, molti di questi studenti hanno detto “la matematica non sarà mai il mio mestiere”, maledicendo chi avesse inventato tutte queste formule. Immaginare chi avesse scritto queste formule per molti sembra semplice, usando un termine inglese – Nerd – che va molto di moda per delineare quelli che in Italia sono chiamati comunemente secchioni.

Evariste Galois

Eppure non è proprio così. Molti matematici, come d’altro canto tanti i fisici o chimici, non sono (o meglio non erano) occhialuti professoroni con calvizie e adiposità. Molti di loro hanno avuto una vita avventurosa, alcuni sembrano personaggi usciti dalle pagine di un romanzo, come di colui che oggi andremo a raccontare.

Il suo nome era Evariste Galois e la sua vita, ribelle, breve e tormentata ha poco da invidiare a quelle di Jim Morrison o di Amy Winehouse. Evariste nasce in Francia, il 25 ottobre 1811 a Bourg-la-Reine, un sobborgo di Parigi. Suo padre, un repubblicano, sarebbe anche diventato il sindaco della sua città nel 1814. Fu educato dalla madre, figlia di un famoso giurista, nei primi 12 anni della sua vita, prima di andare al liceo.

Era un ottimo studente, fino a che non si annoiò del liceo e si mise a studiare la matematica da solo, dopo aver letto il libro “Elementi di Geometria” di André-Marie Legendre, un grande matematico dell’epoca. Da giovanissimo riuscì a trovare un metodo per vedere se un equazione di grado n fosse risolvibile o meno con un metodo analitico. Cercò di entrare al politecnico una prima volta nel 1828, ma fallì perché diede tutte le risposte al test (peraltro giuste…) senza motivare il ragionamento dietro. Riprovò l’anno dopo, ma fallì di nuovo, questa volta all’esame orale perché sembra che ad un professore che lo stava annoiando con le sue domande gli avesse tirato un cancellino addosso, colpendolo in testa.

In quell’anno si suicidò anche il padre dopo una disputa con il prete del paese. Riuscì entrare alla Normale di Parigi e in quegli anni elaborò quella che sarebbe diventata una tra le pietre miliari della matematica: la teoria del campi, che sarebbe diventata fondamentale nei campi più disparati, non ultimo la fisica nucleare.

In quel periodo la Francia era attraversata da frequenti tumulti e continui rovesciamenti di fronte, con un re debole al potere. Galois aveva seguito le orme del padre: era anche lui un fervente repubblicano. Fu espulso dalla Normale l’anno successivo e si arruolò volontario nell’artiglieria repubblicana e per questo fu arrestato per cospirazione. Fu rilasciato dopo pochi giorni e fu indetto un banchetto in suo onore. E in questo banchetto fece un gesto che avrebbe segnato il resto dei suoi giorni: propose ai commensali un brindisi al Re, ma mentre gli altri commensali alzarono il bicchiere, lui sfoderò una spada. Per questo gesto fu nuovamente arrestato per attentato al Re e nuovamente rilasciato dopo pochi giorni. Il giorno della Bastiglia ci fu una grande protesta a Parigi contro il Re e lui fu a capo della protesta. Fu arrestato per essere stato trovato in possesso di armi quali fucili, pistole e una spada. Fu rilasciato nel 1832.

Ma il destino in quell’anno troncò la sua carriera da matematico. Sfidò infatti a duello un nobiluomo per difendere l’onore della donna che lui amava. Era certo di morire in quel duello e la notte precedente la passò a sistemare tutti i suoi teoremi di matematica, tutti i suoi appunti, scrivendo in calce a molti di essi che non aveva tempo per spiegare meglio alcune parti e li spedì al suo amico Chevalier. Il 30 marzo 1832 Evariste Galois venne colpito da un proiettile all’addome nel duello e spirò poco dopo all’età di 20 anni.

Al fratello Alfred disse prima di morire: “Non piangere! Ho bisogno di tutto il mio coraggio per morire a vent’anni”. Fu poi Liouville, un matematico francese, a pubblicare postumi i suoi scritti riconoscendo l’immenso valore dei suoi studi per la matematica.

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