Anche quest’anno Valsalice ha scelto di investire il ricavato delle feste di beneficenza della scuola media e del liceo in due grandi progetti: l’Ecuador e alcune borse di studio per ragazzi bisognosi, di cui rispettivamente si interessano la professoressa Elena Cristino e Don Mauro Mergola dell’oratorio S. Luigi.
Le borse di studio
Don Mauro, come è nato e come ha via via preso corpo il progetto?
“Tutto è iniziato due anni fa, quando Don Enrico Stasi ed io ci siamo chiesti se fosse possibile dare la possibilità di frequentare l’Istututo Valsalice a ragazzi meritevoli ma privi di un adeguato supporto familiare ed economico. Sono stati dunque proposti dal nostro oratorio due ragazzini, che tuttora frequentano la prima e la seconda media. E Don Gianni di Maggio ha deciso di continuare a sostenere il progetto anche quest’anno. Ci piacerebbe riuscire a mandare dall’oratorio un ragazzo all’anno”.
Che requisiti si richiedono ai ragazzi perchè possano meritarsi una tale opportunità?
“Innanzitutto impegno nello studio e rendimento scolastico. Si tratta soprattutto di ragazzi stranieri, di solito immigrati di seconda generazione: i nostri due studenti di Valsalice sono uno colombiano, l’altro nigeriano”.
Quali i soggetti attivi che ruotano attorno al progetto?
“Si tratta soprattutto di un lavoro d’équipe, tra i servizi sociali, educatori dell’oratorio, insegnanti e famiglia. Quest’ultima costituisce il punto in assoluto più critico: a casa i ragazzi si confrontano con una realtà per molti aspetti contrastante rispetto a quella in cui sono immersi tutto il giorno a scuola”.
Che cosa si aspetta l’oratorio da loro?
“I ragazzi continuano a frequentare il S. Luigi, luogo di studio e di amicizia. L’obiettivo ultimo sarebbe quello di continuare a vederli inseriti nella realtà dell’oratorio anche un domani “dall’altra parte”, loro stessi leader per le generazioni prossime”.
Qual è l’aspetto in definitiva più interessante del progetto?
“Sicuramente quello di mantenere coese le diversità della collina e della pianura, di Valsalice e di San Salvario.
Progetto Ecuador: No lo puedo creer
Professoressa Cristino, come nasce questo progetto?
“È iniziato circa 30 anni fa da alcuni salesiani, padre Amador e padre Zanovello, che notarono che i bambini di strada (chicos de la calle) dovevano essere aiutati. Infatti sono ragazzi molto bisognosi di affetto e cercano delle relazioni fortissime con le persone che incontrano”.
Come lo ha conosciuto?
“Valsalice ha invitato padre Garcia per una conferenza e in seguito abbiamo caricato su Youtube un video del progetto. Abbiamo poi visitato con il professor Pace un centro in Ecuador dove ci sono 3200 ragazzi. Si cerca in questa comunità o di reinserire il bambino all’interno della sua famiglia oppure se non vi è la possibilità il progetto si fa carico di loro fino alla maggiore età”.
Quale aiuto si aspetta da Valsalice?
“Spero che l’aiuto non sia soltanto di tipo economico. Mi spiego: vorrei che i ragazzi di Valsalice facessero attività di volontariato in Ecuador per un breve periodo, 3-6 mesi”
Parlando del volontariato, quali vantaggi apporterebbe a un ragazzo questo tipo di esperienza?
“Imparare a ricevere la consapevolezza di ciò che abbiamo, nonostante il nostro stato di benessere non sia una colpa e inoltre che la cultura è un bene prezioso, loro non hanno questa possibilità”.
Quali le difficoltà invece?
“Le prime difficoltà sono i pregiudizi, inoltre loro non hanno coscienza del valore. Bisogna dunque lasciarsi mettere in gioco, se uno si lascia coinvolgere vivrà una bellissima esperienza”.