• venerdì , 29 Marzo 2024

Lezione di umiltà

“Il Signore mi chiama a salire sul monte, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi: se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho fatto fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze.”

Queste le parole che il Papa rivolge nel suo ultimo Angelus, preghiera che ricorda il grande Mistero dell’Incarnazione. Parole che lanciano un chiaro messaggio alla comunità dei fedeli e al mondo intero e che, al contempo, zittiscono pacatamente le numerose polemiche divampate dopo l’11 febbraio. Papa Benedetto XVI ha scelto questa data, che ricorda la prima apparizione della Madonna di Lourdes a Bernadette, per annunciare le proprie dimissioni: è nota infatti la sua particolare devozione alla Madre Santa e alla sua veggente, la cui festa cade il giorno del compleanno del pontefice stesso.

Coincidenze? Forse. Possono però essere interpretate come prova tangibile della lunga e meditata riflessione che ha accompagnato la gravosa scelta, abbattutasi su San Pietro come un fulmine a ciel tutt’altro che sereno.

È comprensibile che un passo così innovativo e rivoluzionario abbia folgorato la comunità dei fedeli, dal momento che la rinuncia al soglio pontificio non si verificava dal 1200 e che Papa Benedetto ha sempre dato mostra di sé come di una figura altamente conservatrice; tuttavia i mille interrogativi che da due settimane ad oggi si affollano nella mente di ognuno, rimangono irrisolti se non addirittura acuiti dalla sterminata quantità di notizie sfornate  dai giornali a ritmi frenetici riguardo l’accaduto.

A margine della discussione fatta in classe con il professore Renato Uglione è emersa una viva curiosità da parte di noi studenti, pienamente soddisfatta dal docente, che esorta sempre a ricercare le cause degli avvenimenti.

Per avere una visione più consapevole riguardo alle motivazioni che hanno spinto il pontefice a dimettersi, occorre ad esempio considerare alcuni fattori: innanzitutto l’età avanzata a cui Ratzinger è stato eletto (77 anni) lasciava presupporre un breve pontificato. La carriera episcopale non è vitalizia: un vescovo ordinario ha il diritto di ritirarsi raggiunti i 75 anni per lasciare posto a nuove forze. Il successore di Pietro è formalmente Vescovo di Roma e, teoricamente, soggetto alla medesima norma.

Tuttavia l’incarico è stato inizialmente accettato da Ratzinger per obbedienza, benché ciò lo abbia sradicato dalla sua vocazione di studioso e teologo; egli ha compiuto una scelta estremamente gravosa, si è impegnato ad adempiere ai propri compiti in maniera ineccepibile e con grande zelo, contribuendo con ogni mezzo alla diffusione del Vangelo sulla Terra, seguendo il tracciato dei suoi ultimi predecessori.

A tale scopo si è iscritto a Twitter il 3 dicembre dello scorso anno: il primo “cinguettio” del pontefice risale al 12 dicembre.

Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi, grazie per la vostra generosa risposta, vi benedico di cuore

Una benedizione innovativa e gioiosa, dalla quale trapela l’entusiasmo di Benedetto.

Oggi abbiamo una versione completamente differente:

In questo momento particolare, vi chiedo di pregare per me e per la Chiesa, confidando come sempre nella Provvidenza di Dio” scrive tramite il suo account “pontifex”.

Sottolinea con questo messaggio la difficoltà dei tempi odierni e, con un atto di pubblica ammenda, si affida alla comprensione dei fedeli e alla Provvidenza. Non trapelano incertezze: la scelta ponderata è ormai definitiva.

L’indole mite e riservata del Papa non agevolava il pontefice nel ruolo di figura cardine di cui il difficile periodo attuale necessita. L’atto di umiltà compiuto si unisce alla saggezza di saper riconoscere i propri limiti, una virtù purtroppo sempre meno diffusa; chissà se potrà servire come esempio e stimolo in un mondo in cui la modestia è diventata merce assai rara e dove ognuno risulta, nel proprio piccolo, restio dall’abbandonare il proprio soglio pontificio.

Inoltre il coraggio di questa decisione rivela tutt’altro che la “viltade“, di cui Ratzinger è stato più o meno velatamente accusato. Facendo una stima dei dati che abbiamo per giudicare infatti, si può constatare che il Papa non è affatto sceso dalla croce, ha solamente deciso di portarla in modo diverso.

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