“Fratelli e sorelle, buonasera. Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma; e sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo. Ma siamo qui.”
Ecco le prime parole del nuovo successore di Pietro, Jeorge Mario Bergoglio, primo papa sudamericano.
Il direttore Don Gianni di Maggio, cui ci siamo rivolti per la seconda volta per chiarimenti su Papa Francesco, afferma che “le sue origini sono un bel segno: Don Bosco mandò i primi missionari salesiani proprio in Argentina, nel 1875, a seguito delle forti emigrazioni italiane nel sud America”.
Vediamo un breve riassunto della vita dell’ora vescovo di Roma, come egli stesso si è definito:
Nato 77 anni fa a Buenos Aires, dove la famiglia di origini astigiane (Porta Comona) si era strasferita in cerca di fortuna agli inizi del secolo XX, Bergoglio entra in seminario relativamente tardi, dopo aver conseguito una serie di studi a indirizzo chimico. La vocazione lo porta, a 22 anni, ad optare per una vita consacrata, ed abbraccia l’ordine gesuita. Ottiene le lauree in filosofia (in Cile) ed in teologia (in Argentina), requisiti che lo candidano all’insegnamento come formatore delle nuove leve. Nel 1969 diventa sacerdote. In seguito, per 6 anni svolge la notevole carica di Superiore provinciale dei gesuiti in Argentina: ciò denota quanto la sua personalità fosse emersa come rilevante già in età giovane. Questo periodo cade proprio nella critica “Epoca dei generali”: già qui emerge un tratto a lui peculiare, ovvero la volontà di prodigarsi per aiutare i confratelli gesuiti incarcerati dal regime di Videla (nonostante molte fonti – erronee – affermino il contrario). Nel 1992 è nominato da Giovanni Paolo II vescovo ausiliare di Buenos Aires e, sei anni dopo, arcivescovo della capitale Argentina. Nel 2001 diventa cardinale: sappiamo che la sua persona fu molto stimata sia da Giovanni Paolo II, sia – e soprattutto – da Benedetto XVI. Infatti, nel conclave di 8 anni fa, cui Bergoglio partecipò, non volle porsi come “antagonista” di Ratzinger. Eppure ipotizziamo che già lì abbia ricevuto molti voti, pur nei primi scrutini.
Partiamo con la domanda più semplice: come mai proprio questo nome, Francesco?
La scelta di optare per un nome che evidentemente richiama il poverello d’Assisi ha colpito tutti quanti, soprattutto per il fatto che egli è un gesuita. Eppure possiamo ritrovare nei suoi atteggiamenti proprio i caratteri del Santo umbro.
Ad esempio la sua estrema umiltà, nel chiedere alla folla di San Pietro una preghiera per sè, la sua apertura al dialogo, la sua attenzione per il creato, la sua volontà – tutta gesuita – di annunciare il Vangelo in ogni contesto.
“Apertura al dialogo” con chi?
In primo luogo con il popolo: è oramai risaputo che Bergoglio, a Buenos Aires, era solito stare in mezzo alla gente, e non stupisce affatto che utilizzasse i mezzi pubblici per i suoi spostamenti. Egli ha sempre avuto una straordinaria capacità di entrare a contatto con il popolo al fine di annunciare il Vangelo, soprattutto nei ceti sociali in cui vi è povertà materiale, dove maggiormente cresce il bisogno spirituale.
In secondo luogo, definendosi “vescovo di Roma” e non subito come pastore universale, ha da un lato voluto solidificare il legame che c’è tra vescovo e la propria diocesi, dall’altro ha gettato un ponte per il dialogo con gli altri cristiani: egli è un “primus inter pares”, e mira così ad un’unità della fede Cristiana. Questo fatto è confermato dalla presenza, alla Messa di insediamento, del Patriarca di Costantinopoli in persona – e non più un delegato, come negli anni precedenti: si tratta dell’inizio della consapevolezza di una nuova e possibile unità delle due Fedi.
Quale sarà un tema che sicuramente affronterà durante il suo papato?
Papa Francesco ha molto a cuore un tema in particolare, ovvero una “riforma morale” della Chiesa: egli vuole aprire la strada ad un rinnovamento spirituale, al fine di superare gli scandali avvenuti nella comunità.
Inoltre insisterà molto sui principali temi dottrinali, pur mantenendo un dialogo aperto a tutti, quindi sarà ferreo sulle tematiche come l’aborto.
Perchè è definito “Papa ecologo”?
Tutto nasce nell’omelia della Messa di insediemento: nel commentare la figura di San Giuseppe, ha richiamato l’importanza e la bellezza del creato (tema di Francescana memoria), che va tutelato in tutte le sue forme: così Papa Francesco ha posto l’accento sul tema dell’ecologia.
Sulla scia di Papa Ratzinger…?
Tra i due vescovi vi è sempre persistita una reciproca stima e una consonanza di vedute, nonostante la loro apparente “rivalità” nel conclave di 8 anni fa.
Ripercorrendo le orme della saggezza di Benedetto XVI, egli seguirà una certa essenzialità per ciò che concerne le spese che la Santa Chiesa deve sobbarcarsi: ad esempio Ratzinger non aveva utilizzato del denaro e per rinnovare i paramenti del Papa precedente, bensì aveva continuato ad utilizzare quelli dei suoi predecessori, e per passare le sue vacanze in Valle d’Aosta, il cui costo era quello di mobilitare macchine e quantità di soldi.
Così Papa Francesco, come ci ispira il nome che si è scelto, umile pastore e tuttavia universale, ci guiderà verso un risanamento spirituale gettando un ponte sia verso noi fedeli, sia verso il mondo che ci circonda: le persone ed il creato.