“Non temo la morte: quando ci sono io non c’é la morte e quando ci sarà la morte non ci sarò io.”
Il 12 giugno scorso compiva 91 anni questa donna, vulcano di attività e genio, figura in grado di imporsi in un campo prevalentemente maschile quale quello della scienza e della divulgazione scientifica diventando la prima donna a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste, rendendolo celebre a livello internazionale. Astrofisica e scienziata, Dama di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, medaglia d’oro ai benemeriti della scienza e della cultura, ma non solo: anche attivista, politica e atleta (campionessa di salto in alto e salto in lungo).
La stella di “Marga” (così veniva chiamata dagli amici) si é spenta stamattina, in seguito a diverse complicazioni cardiache che l’avevano costretta nell’ospedale di Cattinara per una settimana, dopo il convinto rifiuto da parte della Hack di sottoporsi ad un duplice intervento. Non temeva la morte e non credeva in un mondo ultraterreno:
“Penso che il cervello sia l’anima e non credo nella vita dopo la morte né in un paradiso in versione condominiale dove poter rincontrare conoscenti, amici e parenti.”
Vegetariana, atea e riluttante alle idee di maternità e matrimonio (nonostante il “sì” strappatole in Chiesa dal marito Aldo nel 1944). La sua posizione anti-cattolica (sebbene figlia di un protestante e di una cattolica ndr) ha sicuramente fatto discutere in ambito non solo religioso, ma anche sociale e politico, dato il suo recente impegno in questi due campi. Un’atea con una sensibilità cattolica, che credeva nell’etica come nella rivelazione di una coscienza propria umana e non derivante dal credo religioso. Sempre aperta al dialogo, nel suo ultimo libro “Io credo” si era impegnata in una discussione con un amico, don Pierluigi Di Piazza, su temi di carattere quotidiano: etica, senso del vivere, progresso, ecc… Uno scambio di opinioni che potesse risultare come un vicendevole arricchimento e spunto di riflessione e non, come spesso accade, una mera contraddizione mirata solo alla denigrazione dell’idea contraria. Vedeva Ipazia, probabilmente identificandola nel suo alter ego ellenico, come simbolo del razionalismo e dell’amore per la verità, che avevano reso grande la civiltà greca, a suo parere in seguito sviliti dall’oscurantismo religioso.
Non aveva mai esitato a battersi in prima linea per qualunque impegno le fosse a cuore: diritti per le donne, salvaguardia di ogni forma di essere vivente, diritti civili, ricerca sul nucleare in quanto fonte di energia fondamentale e terrificante, sviluppo delle fonti di energia rinnovabili…
Un grande modello di donna e di genio, una mente brillante che ha fatto acquisire un ruolo di rispettabile importanza nel panorama scientifico mondiale. Addio, signora delle stelle.