• venerdì , 26 Aprile 2024

Il nuovo veltro

I rinnovatori sono scomodi. E anche il gesuita argentino Padre Bergoglio, ora Papa Francesco è stato ed è scomodo. Scomodo ai preti conservatori. Scomodo allo Ior. Come è stato scomodo ai Kirchner, ai teologi della liberazione e ad alcuni gesuiti stessi (infatti, quando era in Argentina, i gesuiti latinoamericani si erano divisi in “bergogliani” e “non bergogliani”). E con la sua franchezza, la sua onestà e il suo amore per il prossimo è sempre riuscito a vincere e convincere i suoi oppositori.

Rinnova e condanna richiamando ciascuno alle proprie responsabilità. Non fa preferenze, papa Francesco, non insabbia i misfatti degli ecclesiastici, ma li dissotterra. Cerca di far diventare la Chiesa un po’ più trasparente, aperta e soprattutto attenta ai più indigenti, “povera per i poveri”. Senza lasciarsi intimidire dai poteri forti.

Papa Francesco in partenza dall'Aeroporto FVG - Ronchi dei Legionari 13/09/2014

Francesco è un papa comunicatore, che conquista cattolici e non, con il suo linguaggio tanto semplice quanto efficace; secondo alcuni è dai tempi di S. Bernardo che nessuno parlava così. Rispetto ai suoi predecessori la sua predicazione si basa fortemente sulla essenzialità  dei Vangeli, spronando tutti ad una vita di servizio, in quanto “a un uomo che non vive per servire, non serve vivere”, ad essere “uomini per gli altri” (cit. Padre Kolvenbach).

Jorge è anche un pacificatore e un viaggiatore: è andato in Palestina e ha pregato con i presidenti di due popoli costantemente in conflitto tra loro cercando intanto di (riappacificare) far riavvicinare le due parti; è andato in Turchia e durante l’incontro con il patriarca Bartolomeo ha ipotizzato la fine dello scisma; ha favorito il disgelo facendo da tramite tra USA e Cuba. È un papa che agisce, oltre a predicare: ha scomunicato la mafia e i mafiosi, permette di arrestare gli ecclesiastici colpevoli.

Coerente con il suo stile di vita, da sempre refrattario all’ opulenza ed allo sfarzo, cerca di imporre anche in Vaticano questo stile semplice. È uno dei pochi “capi” che vivono meno lussuosamente dei loro sottoposti. Anche con l’ esempio richiama tutti, in particolare i sacerdoti, a pensare non alla loro ricchezza temporale, ma a quella spirituale. Lo ha ricordato anche alla riunione per gli auguri natalizi a cui erano presenti le cariche massime della Chiesa, lasciando tutti a bocca aperta poiché un discorso simile era completamente inatteso, anche se tipicamente in “stile bergogliano”.

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L’elenco delle quindici malattie che affliggono la Curia romana è molto duro. C’è la malattia del sentirsi “immortale” o “indispensabile” che infetta quasi tutte le persone quasi senza che queste se ne accorgano. Ci sono la malattia della troppa operosità, di chi lavora troppo per gli altri trascurando se stesso, e il suo opposto, la malattia dell’indifferenza verso gli altri. Molto diffusa è la malattia dei pettegolezzi, di chi cerca di screditare i colleghi o i superiori per invidia o per carrierismo (Papa Francesco fa notare la somiglianza tra chi spettegola e il Diavolo poiché tutti e due seminano zizzania). La frustata viene quando parla dell’ “Alzheimer spirituale” che lo si riconosce in “coloro che hanno perso la  memoria del loro incontro col Signore”.

Queste parole, queste azioni, questi gesti potrebbero essere l’inizio del rinnovamento della Chiesa, tanto sperato da fedeli e non, e la fine della sua chiusura. Insomma un papa che ricorda il veltro dantesco.

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