Una trasmissione di intrattenimento, una cosa per adulti, un passatempo casalingo. Così viene considerata oggi la politica dai giovani votanti, proprio la stessa politica che dovrebbe regolare il mondo e impegnarsi a migliorarlo.
Sono trascorsi soltanto due secoli dall’Italia di Mazzini, di Garibaldi, di Cavour e del patriottismo che gli slogan insinuavano nella popolazione, eppure l’avversione alla politica si sta facendo strada a partire dalla tenera età. “Sono tutti ladri!”,“La politica è una finzione!”,“Cambiare il mondo non è possibile!” sono le citazioni che avanzano di bocca in bocca tra coloro che stanno facendo di questo mondo una attività a sé stante.
I giovani ormai, sentendosi diversi dalla loro patria, trovano soluzione nell’indifferenza e in una fuga all’estero, senza realizzare che il governo è formato da cittadini come loro e anche l’altra faccia della medaglia potrebbe essere formata da loro, che rischiano di cadere nelle mani di uomini potenti a cui è permesso arricchirsi grazie a tale atteggiamento.
La popolazione adolescenziale ha reazioni principalmente suddivisibile in tre categorie.
Un primo gruppo è quello dei rassegnati, una alta percentuale di ragazzi che, arresi a causa della scarsa educazione ricevuta da libri, giornali e adulti, rinunciano al loro contributo elettorale. Insomma, dopo anni di lotte e spargimenti di sangue, questi si limitano a subire senza reagire e non ritengono il voto né un diritto, né un obbligo.
Un secondo gruppo, che forma con i primi quasi il 70% del totale, invece si comporta da emulatore degli adulti. Come ben li caratterizza Andrea Bajani nel suo libro in cui descrive una gita scolastica a cui egli stesso partecipa come infiltrato “Se avessi voluto provare a conoscere i loro pensieri sul mondo, le loro angosce, il loro disorientamento, le loro incertezze, se proprio avessi voluto farlo fino in fondo, sarei dovuto andare in gita con i loro genitori.”
Non appena ha origine il discorso infatti essi accavallano le gambe, riempiono gli occhi di disincanto, abbandonano la goffaggine e diventano tristi.
Il motivo di tali atteggiamenti negativi nei confronti della politica nasce dalla loro educazione egoista, o meglio individualista, lontana dal sentimento collettivo e dal patriottismo che renderebbe la società un ambiente per loro. A ciò si uniscono l’anzianità che, impregnando il mondo politico, lo rende distante dalla loro vita e il tempo, unito al costo, richiesto per assumere una posizione rilevante nella classe dirigente.
Infine vi è poi un terzo gruppo, composto purtroppo da una minoranza di adolescenti, che intende con ogni sforzo penetrare il muro che si è innalzato tra la nazione e la sua direzione. Questi ultimi sono stati in grado, come ogni giovane dovrebbe, di informarsi attraverso congressi e conferenze, di sensibilizzarsi comprendendo quanto la politica sia responsabile di delineare il futuro, di osservare da punti di vista differenti le situazioni e di abbracciare l’ideale cosmopolita che permette di vedere la politica in una visione mondiale.
Infatti è soltanto a discrezione di ognuno scegliere a quale gruppo appartenere nel corso della sua vita, perché politici non si nasce, ma si diventa.