Da quando, nel 1886 un farmacista di Atlanta, capitale dello stato della Georgia, ha proposto per la prima volta la CocaCola ai suoi clienti, questa bevanda ha iniziato la sua diffusione fino a diventare uno dei brand più conosciuti al mondo. Inizialmente era uno sciroppo mischiato con acqua gasata ed era proposta come bibita rinfrescante da passeggio per alleviare stanchezza e mal di testa.
E se nel suo primo anno di commercializzazione si vendettero una media di 9 bicchieri al giorno (a 5 cents l’uno) adesso giornalmente vengono consumate una media di 1,6 miliardi di lattine. Il nome deriva dai suoi due principali componenti :le noci di cola, che conferiscono un sapore amaro e nelle quali sono presenti alti contenuti di caffeina, e un estratto dalle foglie di coca: l’aroma 7X. Queste infatti vengono importate dal Perù, dove sono coltivate legalmente, e la CocaCola Company provvede alla eliminazione delle sostanze psicotrope (quelle contenute nella cocaina) per poter così ottenere l’aroma caratteristico della bevanda.
La formula precisa della CocaCola non è però ancora conosciuta nella sua interezza. L’azienda infatti se pur per legge deve segnare sull’etichetta gli ingredienti e in quale quantità sono contenuti, non rende noti gli aromi presenti in essa, citando solo la presenza di “aromi naturali”. Anche se dal 1886 la ricetta della bevanda è stata relativamente modificata, sostituendo gli aromi naturali con quelli artificiali, il suo logo è invece rimasto invariato. La scritta in corsivo e i suoi colori rosso e bianco, si sono infatti rivelati molto funzionali anche dal punto di vista del merchandising.
Il logo CocaCola non riveste solo più bottigliette e lattine, ma si è imposto anche nel settore dell’abbigliamento. Inoltre il tipico colore bianco rosso del costume di Babbo Natale è proprio ispirato ai colori del logo; infatti da quando , negli anni ’30, la CocaCola ha inserito la figura simbolo del Natale nei suoi spot pubblicitari, gli ha cambiato l’abito da verde a rosso e bianco, per richiamare appunto i colori dell’azienda. Dopo aver superato in un paio d’anni i confini della Georgia e essersi diffusa in tutta la Nordamerica, la bevanda si è velocemente diffusa in tutto il mondo arrivando nel 1927 in Italia.
Alla luce di questi dati, il farmacista britannico Niraj Naik, avendo notato un incremento nella popolazione di obesità e diabetismo, ha condotto uno studio su cosa avviene nel nostro corpo bevendo una lattina di CocaCola da 50 cl. Ecco i risultati della sua ricerca. In una lattina classica sono contenuti 10 cucchiaini di zucchero, che corrispondono al 100% del fabbisogno giornaliero; ma l’acido fosforico contenuto nella bevanda modificandone il gusto, inibisce il cervello per non provocare nausea o vomito. A fronte degli alti valori glicemici aumenta vertiginosamente la produzione di insulina e tutti gli zuccheri vengono trasformati in grassi dal fegato.
Dopo 45 minuti tutta la caffeina viene assorbita dall’organismo e iniziano così i suoi effetti: si dilatano le pupille, aumenta la pressione sanguigna, viene aumentata la produzione di dopamina che stimola i centri di piacere nel cervello, e il suo effetto diuretico farà espellere magnesio, zinco e calcio, a causa dell’effetto legante dell’acido fosforico. Queste sostanze funzionali per il nostro organismo verranno infatti eliminate primo che questo possa assimilarle. In seguito a questa pubblicazione, l’azienda ha prontamente smentito i risultati della ricerca rassicurando gli amanti della CocaCola: come per tutti gli alimenti se si consuma con moderazione si può godere degli effetti positivi, stimolanti e dissetanti.