Harry, Ron e Hermione, protagonisti della saga di J.K. Rowling (foto del Corriere della Sera)
Un gruppo di ricerca europeo guidato dal dottor Chun-Ting Hsu del Department of Education and Psychology della Freie Universitat di Berlino ha condotto un esperimento per capire come mai la letteratura fantastica piaccia così tanto.
Una ventina di giovani lettori è stata sottoposta a una Risonanza Magnetica Funzionale mentre leggevano diversi brani della saga di Harry Potter: alcuni avevano un contenuto fantastico, altri ne erano privi.
I brani del primo genere, si è visto, hanno attivato nei lettori l’amigdala, una parte del cervello molto primitiva, mediatrice di emozioni come paura, rabbia, disgusto, gioia, sorpresa e felicità; che vengono poi reinterpretate dalla corteccia frontale. Già i Greci dimostravano di avere una percezione di ciò nelle loro tragedie.
La lettura di brani il cui contenuto è irrealizzabile nella nostra vita, inoltre, ci porta a non realizzare istantanei confronti tra la vita dei personaggi e la nostra.
Mettere in moto la parte “primitiva” del nostro cervello e creare un distacco tra ciò che leggiamo e la nostra vita sembra quindi essere la chiave del successo per la letteratura fantasy.