• sabato , 27 Aprile 2024

"Basta studiare!"

Il nuovo libro dei docenti milanesi Lorenzo Sanna e Marcello Bramati. “Basta studiare!” non è un invito a smettere, ma un consiglio per chi a scuola ha qualche difficoltà. E la difficoltà nasce categoricamente dalla disorganizzazione, secondo i due professori, veterani di corsi di “metodo dello studio”.

Si tratta di una sorta di manuale del buono studente, ma gli studenti non sono coinvolti in prima linea: il libro è indirizzato innanzitutto ai genitori perché, dice Marcello Bramati, “parlando solo ai ragazzi c’è il rischio che passi poco, mentre tirando in mezzo i genitori qualcosa si ottiene”. I due autori, docenti del Liceo Classico e Scientifico Faes Argonne di Milano, propongono un metodo di studio ai ragazzi, che sono chiamati a organizzare bene impegni extracurriculari e a rispettare determinati orari per studiare (mai dopo cena). Disciplina, organizzazione e dialogo con i genitori sono i tre pilastri alla base di questo libro, che condanna il tempo sprecato e che non esclude affatto la fatica fisica.  Attenendosi a questo metodo, è probabile che gli studenti migliorino le proprie prestazioni a scuola, senza essere costretti a seguire noiosissimi corsi di recupero e senza dover rinunciare a cellulare, playstation, uscite con gli amici e feste. D’altra parte i genitori saranno ben contenti di non sprecare soldi e risparmi in ripetizioni tanto onerose quanto inutili.

Il metodo è semplice. “Seguite vostro figlio anche al Liceo” si consiglia ai genitori. Questi ultimi dovranno dimostrarsi guide vigili e sempre attente. Dovranno costruire insieme ai figli un piano di lavoro per la settimana (si parla di planning). Dall’altra parte, lo studente è invitato ad appuntare i compiti a scuola ed evitare eventuali distrazioni di carattere tecnologico nelle ore di studio.

Ma il metodo non ha la pretesa di funzionare nel 100% dei casi. E’ lo stesso Alessandro D’Avenia, autore della prefazione del libro, a smentirne l’infallibilità: “L’umano non è un meccanismo e l’educazione non è una scienza esatta”. Inoltre, il prof 2.0 si esprime sul problema della scuola italiana, ritenuta noiosa dagli studenti, e oppone all’idea di una scuola noiosa quella di una scuola interessante (nel senso etimologico del termine: inter-esse, “essere in mezzo”, “partecipare”), in cui gli insegnanti sappiano tenere vivo il sapore del sapere.

La superficialità, l’apatia, il disinteresse e la rassegnazione con cui i ragazzi vivono non solo la scuola, ma spesso anche la vita, devono essere combattuti dalla sintonia e dalla collaborazione di maestri e genitori. I docenti devono dare ai ragazzi una formazione a tutto tondo, che non si limiti al crudo nozionismo, che esuli dalle materie scolastiche e apra alla Vita.

Agli insegnanti spetta il compito di offrire ai giovani gli strumenti affinchè essi possano coscienziosamente prendere consapevolezza di sé e del mondo. Nuova fiducia in sé e negli altri. Capacità di difendere i propri sogni e modellare su di essi la realtà, non viceversa. Oltre la banalità. Oltre la monotonia e la leggerezza. Oltre la crudezza degli adulti disillusi che tagliano le gambe agli ideali. Affinchè la speranza nel bello e nel giusto possa brillare negli occhi dei giovani con rinnovato vigore. D’Avenia: “A genitori e insegnanti, nuovamente alleati, il compito di strappare i ragazzi dalla tirannia del non senso”.

 

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