Tromba. Tamburi. Tastiera. Un’alba. Un uomo emerge da una lontana montagna. Un suono echeggia e si stabilizza. Una coppia di fidanzati, lui un aviatore britannico, lei una donna incinta. Tutti felici. Ma un colpo di tastiera rimbomba all’orizzonte. Preannuncia una guerra, con la chiamata alle armi. “Vittoria”, si legge su un manifesto. La musica si spande. Una voce: “It’s a boy, Mr Walker. It’s a boy.”
Inizia così il film “Tommy” del 1975 di Ken Russell, basato sull’omonimo album dei Who uscito nel 1969. Il bambino il cui nome dà il titolo all’opera è al centro di questo concerto cinematografico. All’età di 6 anni assiste all’assassino del proprio padre.
A causa di questo shock vive in un mondo parallello, come rinchiuso in uno specchio.
Diventa un ragazzo cieco, sordo e muto. Partecipa alle messe di un predicatore idolatore di Marilyn Monroe ed è sottoposto ai rimedi drastici di una zingara. Tutte “cure” che non hanno successo.
Maltrattato dai parenti e sfruttato dai genitori a causa della sua bravura nel gioco del flipper, riesce a guarire solo quando “lo specchio magico” viene rotto.
Diventa un prodigio, fino a quando non sarà rifiutato dagli stessi che lo avevano elevato. Tutto solo risalirà la collina dove brilla il sole, con un atto catartico.
In questo musical rock Ken Russel crea una magia che si interpone tra Tommy e la musica, metafora dell’umanità. Sempre pronta a fuggire dai pericoli e talvolta costretta a nascondersi. Solo grazie alla consapevolezza di sè e alla conoscenza della vera realtà trova il coraggio di liberarsi.