In Italia il terremoto ha cancellato interi paesi, trasformando in tragedia la vita di migliaia di persone.
La cosa che più ci colpisce è la vicinanza geografica del fenomeno. Questi disastri infatti si stanno consumando solo a poche centinaia di chilometri dalla nostra Torino.
Sono avvenimenti che ci devono far riflettere sulla relatività della vita, che se ne può andare da un momento all’altro. Mentre ci fa sentire in colpa l’idea del non poter fare più di tanto per le persone colpite dal sisma, viene da ragionare anche sulla preziosità della nostra esistenza e sul grande valore da attribuire persino alla “monotonia” che a volte vi regna.
Ascoltando le interviste alla televisione si percepisce infatti, insieme alla ovvia paura per il futuro, la terribile esperienza della perdita della normalità, che quando manca si apprezza persino nel suo tran tran e nei suoi aspetto più quotidiani, dal lavoro magari noioso ai problemi “normali” da risolvere tutti i giorni.
La perdita della casa, poi, assume un valore maggiore: non si tratta soltanto di un luogo a tutti caro, un posto “fisico” in cui si torna dopo una giornata pesante. Piuttosto diventa un simbolo di ciò che non si ha più, di quella sicurezza che essa rappresentava: da luogo di protezione, di scudo, infatti, con le scosse del terremoto si trasforma in un’arma di distruzione.
Di questa tragedia conosciamo l’inizio ma non sappiamo quando avrà una fine. E intanto si sta avvicinando l’inverno, il grande nemico.
Speriamo che la terra si fermi una volta per tutte, permettendo alle genti del terremoto di ritornare quanto prima ad una vita di nuovo serena, nel segno di una fortunata “monotonia”.