• venerdì , 29 Marzo 2024

Pace e guerra

Quando, dopo una notte di pioggia, mattutina appare Aurora dalle rosee dita, le gocce sospese in aria, in un caleidoscopico gioco di luci, si rifrangono in uno degli spettacoli più belli della natura. E grazie alla storia biblica di Noè esso è divenuto il simbolo della pace, forse lo spettacolo più bello mai realizzato dal genere umano.
Storicamente i periodi di pace portano con sé sviluppo economico, politico e soprattutto letterario, scientifico, tecnologico e artistico. La pace è la conditio sine qua non dell’evoluzione e del progresso dell’uomo. Lo hanno dimostrato i Romani con la pax augusta imperiale, i Fiorentini col mecenatismo rinascimentale dei Medici e il nostro Vecchio Continente con l’Unione Europea negli ultimi settant’anni. Per queste ed altre ragioni l’educazione alla pace è fondamentale, anche perché il suo opposto è la guerra, regressione verso la morte e il dolore, sinonimo di distruzione di tutti i progressi raggiunti (o buona parte di essi).

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Purtroppo però talvolta vige ancora la legge della giungla, per cui spesso trionfa il più forte e, di conseguenza, il più facinoroso. Pochi prepotenti sono così in grado di avere la meglio su molti che porgono l’altra guancia: Gandhi impiegò un ventennio di proteste non violente per ottenere un potere effimero che con un colpo di Stato forse sarebbe giunto prima e durato più a lungo. Oltreoceano Martin Luther King Jr. fu assassinato sul balcone di un motel nonostante avesse espresso pacificamente il proprio pensiero. Questi sono solo veloci esempi di tutte le rivolte, armante 0 meno, storicamente represse nel sangue da democrazie, monarchie e dittature.
Di fronte a questi modelli eloquenti che il nostro passato ci propone, si potrebbe pensare che la pace e il suo insegnamento siano un’utopia a causa dell’essere umano stesso. Machiavelli col principe Cesare Borgia e William Golding con una testa di maiale infilzata su una picca pervasa da mosche avevano infatti già chiaramente espresso il concetto: che l’uomo, se posto in condizione di scegliere, sceglie sempre inevitabilmente il male, e dunque è malvagio intrinsecamente e inconsciamente.

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Tuttavia l’indottrinamento comunista e il culto della retorica eristica attestano che l’uomo può essere persuaso a seguire qualsiasi precetto, per positivo o negativo che sia. Per quanto orwelliana, la possibilità di riuscirci esiste: si può condurre l’uomo sulla diritta via che ha smarrito. Infatti la natura umana non è l’unico ostacolo sulla via della pace (interessi economici e politici, rabbia e incontinenza fra gli altri) dunque pare davvero impossibile impedire quel ciclico alternarsi di guerra e pace, di libertà e sofferenza che ha contraddistinto la storia di tutte le nazioni dall’alba dei tempi ad oggi.

Eppure, sebbene tutto ciò che si è detto sembri negarlo, l’educazione alla pace è presente attivamente nella nostra società: la speranza di un mondo migliore per le generazioni future è un’altra caratteristica intrinseca dell’indole umana e questa, fortunatamente, è più importante e più forte della malvagità nella stragrande maggioranza degli individui. Non a caso circa duemila anni fa il figlio di Dio incarnato, Gesù Cristo, apparendo ai propri discepoli nella Pentecoste, aveva detto in primis “pace a voi“. Il cristianesimo oggi, tramite le sue opere di bene, è una prosecuzione di quella buona novella.

Dunque la pace porta amore e sviluppo, contribuendo ad ogni disciplina del sapere e dell’evoluzione dell’uomo. D’altronde negli ultimi settant’anni, almeno qui in Occidente, abbiamo sperimentato un periodo di pace eccezionalmente lungo (e infatti non senza motivo il mondo è cambiato maggiormente nell’ultimo secolo che non nei precedenti tremila anni). Questa è indubbiamente la testimonianza più evidente a favore della tesi della pace, e alimenta la nostra speranza che, proverbialmente, è l’ultima a morire.

Il πόλεμος eracliteo fra guerra e pace è uno dei pochi casi in cui la filosofica mediocritas, la via di mezzo, non rappresenta affatto un equilibrio positivo e ragionevole. Stiamo in fondo parlando di sinonimi di bene e male, e se l’uomo ha sempre seguito la tendenza di porre un lieto fine alle proprie narrazioni, un motivo ci sarà.

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