Per iniziare, bisogna capire cosa si intende per documenti: purtroppo però, non si può partire da una definizione universale.
Negli anni molte persone hanno provato a cercarla ma, ogni volta essa dipendeva dal contesto e dalla propria visione del momento.
Tentano di spiegarlo Monica Grosso, Maurizio Vivarelli e Miriam Failla, ospiti al 30° Salone Internazionale del Libro torinese, secondo i quali, i documenti contenuti negli archivi – grandissime raccolte di informazioni e testimonianze fondamentali – sono racconti contemporanei o d’altre epoche, opere d’arte, concentrati della vita di altre persone.
La storia delle persone è raccontata attraverso i documenti. Ne esistono di due tipi: quelli forti e quelli deboli. I primi sono attestazioni che permangono nel tempo, materiali, come i dipinti o i libri. I secondi, sono forme di messaggi che non dureranno, come tutti quelli inviati da un cellulare su Whatsapp, o le informazioni contenute in internet.
Un problema dei documenti è che pochi sono attendibili al 100% e di conseguenza i lettori futuri non potranno mai sapere cosa accadde precisamente nella storia narrata. Essi riusciranno solo a farsi un’idea generale di quello che successe realmente e inoltre l’interpretazione delle parole scritte varia in modo completamente diverso da persona a persona.
Quindi, da tempo immemorabile, i documenti sono i testimoni della nostra storia.