• sabato , 20 Aprile 2024

Lavoro o vacanza?

Il termine lavoro, corrisponde alla definizione di attività, manuale o intellettuale,di  produrre e dispensare beni in cambio di compensi, che implica la messa in atto di conoscenze.

Nella storia l’uomo ha sempre dovuto lavorare per permettersi di vivere, nell’antichità il lavoro era poi ben distinto tra manuale e intellettuale, a seconda che fosse esercitato da schiavi, servi, contadini o artigiani che non avevano avuto le possibilità di acculturarsi o che avevano giusto appreso le abilità paterne, e da nobili e illustri personaggi. Quest’ultimi, non sempre erano ricompensati materialmente, ma il lustro che ottenevano per la loro posizione veniva considerato già una paga più che soddisfacente. Questa cosa poi cambiò, prese importanza la moneta, la figura del soldo, e ne perse quella del puro intellettuale, che per sopravvivere doveva usare la sua cultura per un fine pratico, a seguito anche della nascita della borghesia, che fece accettare anche il lavoro manuale.

Così è tutt’oggi: anni di studi, più o meno lunghi, più o meno intensi, per apprendere una disciplina a tal punto da esercitarla ogni giorno della propria vita. Ma la nostra società stravolge lo stereotipo di lavoro perfetto, ore  ed ore in ufficio accumulando stress e ansie, maleducazione  da parte di clienti indisposti e l’unica gioia è quello di esercitare un lavoro che piace (se si è fortunati).Ovvio, non è sempre così, ma una buona percentuale non sarebbe contraria a queste parole.

E poi ci sono loro; i quali sono sempre in vacanza, o almeno così fanno credere; una vita perfetta, niente stanchezza o preoccupazioni, ma solo risate e divertimento, il loro titolo è Influencer.

Le icone di alcuni social media

Costoro sono dei comuni utenti dei vari social media che sono però seguiti da migliaia o milioni di persone in tutto il mondo.

Il termine influencer indica proprio la loro capacità di influenzare i loro seguaci o meglio detti followers attraverso le foto e i brevi video con i quali li mantengono aggiornati.

Il problema però è che si credono persone che invece non sono affatto: non sono attori, né registi, non sono scrittori o pubblicitari, non sono cantanti né modelli. Non è ancora ben chiaro cosa siano davvero. Quello che è certo è che usufruendo dei loro seguaci, vengono pagati dalle aziende per pubblicizzare dei prodotti, solitamente beauty, ed i clienti arrivano in abbondanza perché attratti come l’allodola dallo specchio dalla loro popolarità. E’ un circolo vizioso; persona attira persona e i numeri salgono dando a questi personaggi un’importanza tale che in realtà è più che esagerata.

Sin da piccoli ci siamo trovati nella condizione di sentirci particolarmente attratti da un personaggio visto in televisione; il cosiddetto amore platonico, per un attore o attrice che in una determinata serie televisiva, in un film o anche in un cartone ci ha talmente influenzati da imitarlo a tutti i costi, o almeno prenderlo ad ispirazione, ecco è la stessa cosa che succede con gli Instagrammer o gli Youtubers, perché nella stessa maniera veniamo influenzati.

La differenza sostanziale però, è che quelli, hanno studiato, lavorato, sbagliato, e imitato a loro volta per arrivare a quei livelli, gli Influencer no, la loro massima fatica è stata quella di accendere un cellulare, ma comunque hanno avuto la bravura di sfruttare un’innovazione a proprio vantaggio.

Partecipano  a eventi e feste come membri di una corte, senza esserlo.

Scrivono libri, parlando di sé, raccontando delle loro vite, ma non sono scrittori, e non devono essere considerati tali.

Sfilano sui social senza essere dei veri modelli. E la gente li segue. Sempre.

Si sfamano di like, la moneta virtuale, più se ne ha più si è popolari; la parola d’ordine: vendere. Anche la propria vita privata, che, in questo caso, non esiste più. Foto e video con i figli, soprattutto quelli più piccoli sono all’ordine del giorno, tanti, troppi alla portata di tutti, semplicemente perché piacciono, incuranti dei sentimenti del bambino o di chi ci sia dall’altra parte dello schermo.

Hanno trasformato un passatempo in qualcos’altro, di più profondo, anche importante forse, ma che non può assolutamente essere definito lavoro, perché il lavoro è altro, è soddisfazione, ma anche impegno e fatica, questo ha più l’apparenza, come loro, di essere tutto un gioco, e, tra tutti, loro vincono.

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