• martedì , 23 Aprile 2024

Napoli, 6 campione! Juve, Ci Risiamo

Dopo 94 minuti e 8 rigori sono gli azzurri a trionfare all’Olimpico e a portarsi a casa la sesta Coppa Italia della loro storia, battendo i rivali di sempre dal dischetto.

Finisce zero a zero al termine dei tempi regolamentari la finale di Coppa Italia: risultato uguale alla semifinale per i bianconeri e terzo pareggio nelle tre gare, non entusiasmanti, a cui abbiamo assistito dopo più di tre mesi senza calcio.

Sebbene il match si sia svolto perlopiù su un piano tattico, su cui Gattuso ha battuto Sarri, non si può certo dire che non ci siano state occasioni da gol, come viene dimostrato dal fatto che tra i migliori in campo ci siano i due portieri. 

Buffon è indiscutibilmente il migliore dei suoi (non che ci volesse molto): si fa trovare pronto sulla conclusione da fuori di Insigne e nell’uno contro uno con Demme; mentre la doppia parata all’ultimo minuto ricorda il miracolo su Balotelli quando la Juve espugnò San Siro nell’aprile 2016. Aiutato dal palo su punizione e graziato dal destro di Milik, ma a 42 anni è ancora super Gigi

Appare quindi limpido che il problema della Juve non sia tra i pali: c’è infatti una lunga lista di aspetti che devono essere migliorati da parte di Sarri e dei bianconeri prima dello sprint decisivo in campionato e della rincorsa alla Champions.

Il primo di questi problemi si manifesta in ciò per cui il toscano era stato assunto: il gioco. Tanto possesso palla ma sterile e pressing non esasperato, ritmi molto bassi e troppi cross. Oltre ai traversoni infatti, la Juve va in porta solo grazie a palloni regalati da un Callejon masochista o per mezzo delle conclusioni da fuori di Bentancur e Bonucci: tiri centrali, ma almeno ci provano.

L’allenatore ex Chelsea si mostra inoltre recidivo stravolgendo la squadra ad ogni cambio, abbassando Bentancur a mediano con l’uscita di Pjanic, alzando Cuadrado ad esterno con l’entrata di Danilo e cambiando ruolo ogni 5 minuti a Bernardeschi. Dopo il Milan si sperava che avesse imparato la lezione… 

Sicuramente però i subentrati non aiutano, data la scarsa forma fisica che contraddistingue la panchina della Juve, una volta il punto forte dei bianconeri. Se, oltre a super Gigi, a salvarsi tra i campioni d’Italia sono forse solamente De Ligt e Bentancur, il peggiore in campo è il penta pallone d’oro Cristiano Ronaldo, che cerca la porta ogni volta che si ritrova il pallone tra i piedi.

Se la Juve non trova il gol da 180 minuti per colpa della scarsa forma fisica del portoghese, i bianconeri sono probabilmente affetti da una rara forma di Ronaldo-dipendenza, un virus che graverà molto sul resto della stagione della Vecchia Signora, basti guardare la carta d’identità dell’ex Real Madrid per capirlo.

In un match dalla così grande differenza di valori, in cui la sesta in classifica batte la prima, è normale parlare dei vinti, ma è anche più che doveroso elogiare i vincitori: partenopei che hanno concluso un percorso da incorniciare, battendo le tre potenze del nostro calcio con un solo gol al passivo, avvenuto tra l’altro in un condizioni a dir poco rocambolesche.

Da dicembre, con l’arrivo di Gattuso, abbiamo visto un altro Napoli. Il calabrese ha preso la squadra nella situazione di caos più grande degli ultimi anni, ed è riuscito ad unirla. Noi oggi vediamo il culmine di questo percorso e non possiamo che ammettere che l’ex Milan abbia meritato questo trofeo, il suo primo da allenatore.

Il paradossale gioco di Ringhio (guai a chiamarlo catenaccio in sua presenza!) prevede una difesa costante e compatta, ma allo stesso tempo molte occasioni. Non per nulla i migliori tra gli azzurri sono i centrali: un Maksimovic gigante (e che sembra finalmente valere quei 25 milioni) fa coppia con un Koulibaly tornato in gran forma.

I due bodyguard fanno passare poco o niente dalle parti di Meret, costretto ad allungarsi in una sola occasione, ma non di certo a causa loro. E’ infatti un José Callejon in versione Beppe Bergomi (non certamente per le qualità espresse in campo) a regalare più di qualche pallone ai centravanti bianconeri che, però, lo graziano. Oltre a questo, l’estremo difensore si fa notare con una coraggiosa uscita bassa ad anticipare Ronaldo ma anche e soprattutto parando il primo rigore a Dybala, così da scoraggiare i bianconeri nei successivi.

A parte Callejon, sono poche le macchie della gara degli azzurri: tra tutti un nervoso Mario Rui ed un Elmas che si mangia il gol vittoria. E’ invece da sottolineare la partita di Insigne, che sfiora due volte il gol ma che soprattutto regala al Napoli il capitano di cui aveva bisogno.

Nella pazza serata di ieri, in uno Stadio Olimpico vuoto ma ornato da un irritante coreografia digitale, il Napoli, al termine di una partita inverosimile, anticipata da un inno di Mameli scordato dal cantante, festeggia la sua sesta Coppa Italia: la settima aggiudicata ai rigori nella storia della competizione, non che questo sminuisca però la prestazione degli azzurri, che hanno meritato contro Vecchia Signora e che, se continuano così, possono raggiungere altri grandi traguardi.

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