• venerdì , 19 Aprile 2024

Niente di personale

Oggi tutti siamo perennemente connessi a internet, ma la maggior parte di noi è ignara del fatto che ogni volta che invia un video una foto o un banale messaggio immette una serie di dati personali in rete, i quali talvolta finiscono in mani sbagliate, o peggio, consegnati al miglior offerente proprio da chi avrebbe dovuto proteggerli.

Alle prime luci dell’ alba del 26 giugno 2020 la polizia postale, coordinata dalla procura di Roma, fa scattare la cosiddetta operazione “Data room”, nata a seguito di un’ indagine portata avanti per quasi tre mesi da più di cento uomini della polizia informatica e che verrà definita dalla procura della capitale come “la prima di tante”. L’intervento delle forze dell’ ordine ha portato all’emissione di venti custodie cautelari nei confronti di altrettanti dipendenti TIM, accusati di aver sottratto dati a decine di migliaia di utenti della compagnia telefonica, rivendendoli poi a vari call center in cambio di tre centesimi per ogni dato. Sembrerebbe una cifra misera, ma se si calcola che i dati sottratti ogni anno erano un milione e duecentomila, si può intuire quanto questo traffico fosse redditizio.

Social Media, Connessioni

Ma questo non è che il fortunato epilogo di una delle molte vicende legate alla condivisione di informazioni sensibili che ci riguardano: ogni giorno ognuno di noi affida al web un enorme quantitativo di informazioni. Quegli stessi dati che venivano venduti per migliaia di euro eravamo noi a fornirli, e dunque questo circolo vizioso sarebbe potuto continuare all’infinito, fino a quando noi avremmo continuato ad affidare inconsciamente informazioni al web.

Allo stesso modo l’utilizzo dei social favorisce l’utilizzo sconsiderato e incontrollato, soprattutto quando si tratta di informazioni sulle nostre abitudini. Oggi le piattaforme digitali, e ancora di più, le aziende hanno un enorme interesse nel creare un profilo di ognuno dei propri consumatori, esso aiuta a incrementare i dati raccolti nelle indagini di mercato e dunque a capire i bisogni e gli interessi della popolazione. Tutto ciò che noi facciamo online è un tassello che dà forma alla nostra identità digitale, basta un tocco, una ricerca , un video, la volta successiva la piattaforma sarà letteralmente stracolma di banner pubblicitari che sembrano fatti apposta per noi, e paradossalmente lo sono.

Social Media, Icona, Continenti, Globo

Insomma, in tutti questi anni di Internet ognuno di noi ha inconsciamente creato una sorta di avatar digitale, che ha le nostre stesse abitudini e condivide in qualche modo persino il nostro modo di pensare e ragionare. Potrebbe anche essere semplicemente parte del progresso digitale, un cambiamento culturale che dopo lo sbigottimento iniziale porterà tanti vantaggi, così come diversi svantaggi. Sia per i giovani, che espongono sui social i loro segreti più intimi, perché bisognosi della considerazione sociale di ciò che accade nelle loro vite, condividono fotografie per gioco o per rendere pubblica una relazione d’amore; sia per i genitori inesperti della rete, che pubblicano foto di minori e installano senza consapevolezza sui propri smartphone applicazioni pericolose, allettati dalla parola “gratuita”.  

In questo modo dei dati dei quali solo noi dovremmo sapere diventano di dominio pubblico. Per i dati telefonici però è diverso: le informazioni sulla nostra attività telefonica sono accessibili solo al nostro gestore, il che dovrebbe rendere il tutto più sicuro, non fosse che, come in tutte le aziende, anche le compagnie telefoniche a vote hanno a che fare con dipendenti poco fedeli, come in questo caso.

Aerial view of crowd connected by lines - Foto stock royalty-free di Connessione

Ma se al giorno d’oggi è impossibile vivere senza essere costantemente connessi, tutto ciò che ci si può augurare per il futuro è che la consapevolezza dell’uso dei nostri dati aumenti sempre di più, finchè non capiremo l’ importanza di tutti quei fastidiosi e astrusi che accettiamo a scatola chiusa ogni volta che visitiamo un sito o installiamo una app.

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