• venerdì , 19 Aprile 2024

Personaggi in cerca d’autore: Silvia Tortora

Se pur ormai fosse divenuto un gesto abituale, quel 18 maggio 1998 stavo lì, seduta sulla mia solita sedia di legno ad aprire ancora una volta una lettera di papà. Questa volta però, neanche l’ardente desiderio che avevo nel cuore era in grado di trasmettere alla mia mano la forza di agire, forse solo alla lacrima la forza di cadere; e così non riuscivo ad aprire la busta, che questa volta sembrava essere particolarmente sigillata. Decisi allora di aiutarmi con un tagliacarte, andando con passo lento, a svelarne il contenuto.  

Silvia mia cara, da tempo avevo in animo di lasciarti una mia lettera. Mi pareva indispensabile. Ci pensavo, credi, da tanto. La andavo immaginando, anzi: la andavo scrivendo dentro di me”.

Così iniziava quel messaggio. Alla parola “lasciarti” una lacrima iniziò a scendere dai miei occhi. E pensare che la mattina stessa, in quel letto proprio vicino alla mio scanno, mi faceva almeno compagnia il tuo corpo, se pur non più vitale.

La lettera continuava dicendo: “Non ho pentimenti, credimi. E so di aver agito sempre, come ho sentito. Può darsi che io abbia, agendo così, procurato sofferenza agli altri. Ma sappi che questa sofferenza è stata anche la mia, e sino all’ultimo”. A questo punto, la goccia d’acqua si trovava appena sotto il mio zigomo e continuava lenta il suo tragitto. Mi volsi verso quel letto ormai spoglio e freddo, pensando che, in verità, solo lui aveva sofferto, di un dolore immenso: il dolore dell’innocenza. E Maledetto fu quel camorrista che non sapeva manco scrivere, maledetto fu quel “Tortosa” appuntato a piè di pagina, maledetto fu quell’occhio del diavolo che lesse s al posto che r; maledetti furono i giornali che lo arrestarono ancor prima di esser ammanettano, solo con la potenza della parola; che nel tuo caso papà, credimi, se pur ti sia sempre piaciuta, è stata l’arma del tuo delitto.

“Si vive solo così, oltre la vita. Nei ricordi di chi ci ha amato. E tu sei la sola, credo, che soffrendo mi ha pienamente, completamente, amato. Diceva Shakespeare che il ricordo di chi se ne va, non arriva oltre il suono, l’eco del suono della campana che una sera per lui rintocca. Allora addio, il che significa, siine certa, restare con te. Proprio per sempre, il tuo papà

La lettera terminava così, e nello stesso momento, anche la lacrima cessò il suo viaggio andando a colpire il margine del foglio bianco. Mi alzai quasi barcollante e raggiunsi il comò dove stava la foto di papà: “Ti prometto” pensai “ che sarò io quella campana e nel mio cuore, ogni tanto, rintoccherà un ricordo e tu rivivrai proprio in quel momento”.

Queste potrebbero essere le parole di Silvia Tortora, figlia di Enzo Tortora, conduttore televisivo di Portobello, che venne arrestato ingiustamente nella notte del 17 giugno 1983, per traffico di stupefacenti, avendo come unica prova di reato un’agendina del camorrista Giuseppe Puca, nella quale vi era scritto un nome che appariva essere Tortora, con a fianco un numero di telefono. In realtà dopo diversi studi, il nome non risultò essere quello del conduttore, ma di Tortosa, una sartoria.

«Dunque, dove eravamo rimasti? Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. E questo “grazie” a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo. L’ho detto, e un’altra cosa aggiungo: io sono qui, e lo sono anche, per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi. Sarò qui, resterò qui, anche per loro. Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta.» disse durante il suo celebre ritorno in televisione il 20 febbraio 1987, ricominciando il suo Portobello dopo l’assoluzione definitiva del 13 giugno 1987, a quattro anni dal suo arresto.

Morì il 18 maggio del 1988 a causa di un tumore polmonare.

Questo è stato il primo grande caso italiano di giustizia ingiusta, prevalsa sulla vita di un uomo del tutto innocente, imprigionato dall’arroganza divenuta legge.

puntata 4 marzo 2021
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