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Dante e Ligabue in mostra: tra fumetto e pittura

di Alice Ferri e Camilla Isidori

Il 26 novembre 2021 i ragazzi della redazione si sono recati al Forte di Bard per visitare due mostre all’insegna dell’arte contemporanea: la prima, “Nel segno di Dante: tra illustrazione e fumetto“, si occupa di percorrere la storia del poeta fiorentino nei fumetti, mentre la seconda, “Antonio Ligabue e il suo mondo“, è dedicata al celebre pittore nato a Zurigo.

La mostra su Dante ci permette di ripercorrere il viaggio tra le Cantiche e di avvicinarsi all’Opera grazie a diversi punti di vista. Dalle tavole di autentici geni della nona arte del calibro di Moebius, Milton Gleaser e Lorenzo Mattotti, infatti, capiamo quanto Dante abbia influenzato, con il suo lavoro, la vita di questi artisti.

Alcune opere esposte sono di stampo satirico, come nel caso delle storie di Cattivik, di Geppo (con i disegni di Sandro Dossi) o ancora delle strisce disegnate da Marcello Toninelli e da Silver (autore di Lupo Alberto e, successivamente, sceneggiatore proprio di Cattivik).

Tra queste, è sicuramente da ricordare l’Inferno di Topolino, storia pubblicata nel 1949, con i testi di Guido Martina e i disegni di Angelo Bioletto.
Inoltre, tra gli artisti degni di nota c’è anche Astrid Lucchesi, che propone la sua personale visione di Dante, enfatizzata dalle tinte calde degli acquerelli, ed Emilio Guazzone, il cui stile riconoscibile rafforza l’impatto visivo della sua graphic novel.

Ancora, sono esposte tavole di fumetti di Godzilla e del poema a fumetti “Divin Esule”.
Infine, vengono citati i mondi del fumetto orientale e occidentale, dal momento che in molte opere americane o giapponesi (tra cui il manga di Eichiiro Oda e la Divina Commedia di Gō Nagai) sono presenti citazioni alla Divina Commedia.

Dopodichè ci siamo avventurati nel mondo folle e spettacolare di Luciano Ligabue, di cui il Forte ospita circa 90 dipinti originali (tra cui “Tigre reale” del 1941, “Leopardo con serpente” del 1955, “Autoritratto” del 1957, “Autoritratto con Spaventapasseri” ecc.).

Il pittore, che aveva come soggetti principali gli animali feroci e gli autoritratti, visse una vita complicata per via dei suoi disturbi mentali ma soprattutto a causa della situazione di povertà e degrado in cui era cresciuto.

Il suo stile caratteristico è frutto di un’indole e una passione naturali, nonchè di uno studio completamente autonomo: egli non aveva mai studiato pittura, ma imparò a dipingere gli animali osservandoli dall’esterno e imitandone i gesti, per poi riprodurli direttamente su tela.

La mostra ospita inoltre alcune opere di bronzo, con protagonisti animali, oltre a numerosi dipinti che raffigurano paesaggi vasti e armoniosi o episodi della vita campagnola, in netto contrasto con la ferocia e la bestialità che emergono in altri capolavori del pittore.

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