Ancor più dei celebri botti di Capodanno a spaventare la Val di Susa e i dintorni quest’anno è la neve: un fantasma che chiude in lacrime l’anno appena trascorso.
Come il meteo ci conferma l’inverno sarà più lungo e possiamo infatti scrutare dalla finestra i numerosi cumuli nivei fiancheggianti le strade. Ma apprezziamo meno del solito quei fiocchi di neve che lasciano a stento intravedere il sordo rumore cittadino. Tanti a causa della crisi scelgono di allacciarsi gli scarponi al posto delle cinture di sicurezza, ma la montagna non lascia tregua all’esuberanza. In questo gelido dicembre i petardi cadono in secondo piano e le madri vietano anche ai figli maggiori il tanto amato fuoripista.
Ciò che talvolta diverte specialmente gli sciatori esperti diventa anche per loro mortale pericolo, perché mantenere il peso sulle code degli sci in neve fresca, evitare le piste isolate e seguire chi ha esperienza non basta più quando le slavine diventano spietate ed improvvise.
Già a Bardonecchia il giorno di Santo Stefano è tragedia: l’amara nevicata natalizia uccide uno snowboarder francese ventiquattrenne, in vacanza, come gli altri due feriti lo stesso giorno a 2000 metri di quota tra Melezet e Les Arnaud, più precisamente sulle ardue piste del Clos e del Bosco, vittime del passo dei loro stessi compagni.
A seguire questo fatto altre disgrazie evidenziano la gravità del fenomeno. Scompare a sessantasei anni in Val Vigezzo Piergiorgio Miazzo. A Limone perde la vita a ventinove anni Julien Gruss. Persino l’ex campione di Formula 1 Michael Schumacher ha avuto una lesione cerebrale a causa di una caduta su una pietra a Meribel quasi a sancire che la neve non guarda in faccia a nessuno. Nulla sconvolge però quanto la perdita di Riccardo Capitanio, nostro concittadino quindicenne, anche lui poco prima di pranzo affronta il fuoripista del Colletto Verde, d’obbligo per chi si sposta verso i Monti della Luna.
Per quanto si tenti di cercare rimedi i freerider più scatenati la farebbero comunque franca e dunque forse il divieto non basta. Non è possibile un ferreo controllo di ciascuna pista non percorribile, ma attraverso i social network e i servizi di informazione moderni si possono convincere i più spericolati a sottrarsi a questo divertimento. È deducibile dall’accaduto che i genitori debbano controllare i loro figli sciatori ancor più che ardui frequentatori del Tabata di Sestriere.
Le regole sì. Ma devono essere seguite. E per seguirle è necessaria la loro conoscenza. Per quanto questi avvenimenti possano essere tragici, l’unico vantaggio che ne possiamo trarre è proprio questo: l’occasione per tutti di percepire concretamente la minaccia e quindi di evitarla.
Chissà se allora possa essere utile la scuola di Freeride Attitude fondata in Val d’Aosta dall’Organizzazione Montagna Sicura, volta a istruire alcuni tra i più esperti sciatori alla teoria e alla pratica del fuoripista.
L’unica speranza è che questa neve non sia più solo un fantasma violento nel corso del prossimo anno, ma torni a schiarire anche questo periodo di crisi.