Ed ora ecco un episodio che testimonia quanto sia ancora radicata la tradizione popolare, soprattutto in campagna.
Siamo in un piccolo paese, coltri di nebbia spesse che corrodono il monumento ai caduti in guerra; a delineare l’orizzonte polveroso ci sono solo i pioppetti secolari e mentre piccoli ruscelli irrigano il territorio e separano le abitazioni, il paese è deserto in attesa del ritorno dei pendolari.
Un luogo forse dimenticato da Dio e dagli uomini. E invece no. Benvenuti a Santo Stefano Lodigiano, comune di 1902 abitanti adagiato lungo il Po, dove qualche giorno fa è nata una diatriba: il campanile del Duomo suona alle 6.30 il tradizionale richiamo all’Ave Maria. Il fatto indispone molti che, con tanto di firme, hanno fatto recapitare al parroco – don Modesto Tino Cremascoli – una richiesta di abolizione della scampanata mattutina appellandosi a un decreto emanato dal vescovo sugli orari dei rintocchi. Vincolato dal voto di obbedienza, don Modesto obbedisce e sposta di mezz’ora in avanti lo scampanio; tutto sembra sistemato quando il sindaco insorge proclamandosi difensore delle tradizioni rurali e dei diritti dei pendolari dal momento che il rintocco delle 6.30 era una comoda “seconda sveglia” per questi che devono prendere il treno delle 6.45.
Questo evento così buffo e, apparentemente, irrilevante fa riflettere sulla tradizione, cioè un insieme di usi e costumi che nel corso dei decenni vengono tramandati alle generazioni. Un mezzo questo, come tanti altri, che ha aiutato e aiuta ancora la formazione di comunità più o meno grandi, che si appoggiano alle tradizioni per identificarsi e guardare al futuro.
La tradizione – e tutto ciò che la costituisce – non è fatta per essere rigorosamente seguita come una procedura militare; piuttosto essa è una traccia che necessita di continue migliorie e cambiamenti per poter sussistere. Come disse un poeta tedesco: “La tradizione è una bandiera che se non impara a piegarsi al vento viene strappata dalle tempeste”.
Una “bandiera” che deve quindi fare incessantemente i conti con il passare del tempo.
Ecco perché è interessante come due semplici rintocchi di una campana suonati alle 7.00 invece che alle 6.30 facciano tanta notizia. Anzi sembra sorprendente che ai giorni nostri, nel pieno dell’era digitale, mentre molti sono occupati a rincorrere le ultime novità della moda -come ad esempio cellulari, televisori macchine con il cambio automatico- qualcuno sia ancora interessato ai tradizionali rintocchi di un vecchio campanile come se, venendone privato, gli venisse a mancare un pezzo della sua vita quotidiana.
Insomma a Santo Stefano si può dire e fare di tutto, ma non cambiate l’orario dei rintocchi.