di Margherita Scalon
Recentemente la NASA ha annunciato la scoperta di 219 nuovi pianeti, alcuni dei quali simili alla Terra e dunque abitabili; una scoperta importantissima, davanti alla quale è naturale chiedersi chi sia il Creatore di un Universo tanto grande e tanto meraviglioso come il nostro. Una risposta ce l’ha data il famoso cosmologo Stephen Hawking che afferma: “Non c’è bisogno di invocare Dio per accendere la miccia che fa partire l’Universo.[…] Poiché esistono leggi come quella della gravità l’Universo può essere stato creato dal nulla”.
Sicuramente affermazioni forti le sue che hanno creato grande scompiglio e hanno suscitato parecchie critiche. Ma a rispondere a Hawking è un suo collega, l’astrofisico Massimo Robberto, studioso presso lo Space Telescope Science Institute di Baltimora, dove si studia proprio l’origine dell’Universo. La risposta di Massimo è chiara: “E’ un’affermazione che deriva che da una visione, un atteggiamento culturale, una storia personale. […] Non è nulla. Una rispettabile opinione. Nulla di più”. A quanto pare questa volta le affermazioni di Hawking non sembrano essere veritiere. Infatti non sono testabili le sue parole, e si sa che nell’ambito scientifico ciò che non si può verificare rimane fantascienza. Inoltre come dice Robberto questa sua idea di un Universo senza creatore probabilmente deriva dalla sua personale visione dei fatti e della realtà stessa.
E’ risaputo che l’unica fede del famoso cosmologo in sedia a rotelle risiede nella scienza e che nega fermamente l’esistenza di un qualsiasi Dio. Bisogna anche tener conto del fatto che Hawking sostiene questa sua idea ritenendo che lo spazio sia infinito e che quindi non abbia avuto un inizio, il che esclude automaticamente anche un creatore iniziale. Ma grazie alle scoperte fatte presso il centro di ricerca di Baltimora, alle quali ha preso parte in prima persona lo stesso Massimo, siamo in grado di affermare che l’Universo non è infinito. Infatti attraverso l’utilizzo del telescopio spaziale Hubble si è riusciti a fotografare l’immagine più profonda dello spazio mai realizzata; oltre questo limite le galassie non si vedono più, non perché non ci sia un limite ma semplicemente perché non hanno avuto il tempo di formarsi. Da ciò si deduce che le affermazioni di Hawking sono semplicemente sue personali idee elaborate secondo la sua visione della realtà, preclusa all’esistenza di un qualsiasi Dio.
Le sue parole però oltre a non reggere dal punto di vista fisico e scientifico, non possono essere considerate così esatte neanche sotto un punto di vista “metafisico”, come ci dice Massimo. Infatti Hawking ritiene che l’Universo si sia generato dal nulla; eppure già nel VI sec. a.C. il pensiero eleatico affermava che: “L’essere è e non può non essere e il non essere non è e non può in alcun modo essere”. Uno dei maggiori cosmologi odierni sta dunque sostenendo che tutto ciò che conosciamo, che tutto ciò che siamo è nato dal nulla, pur sapendo a rigor di logica che ciò non è possibile.
L’uomo fin dall’antichità guardando quel cielo stellato si è interrogato su chi potesse essere il Creatore di tale bellezza; si è sempre chiesto quanto grande e magnifico dev’essere questo Creatore per avere saputo modellare una realtà tanto meravigliosa, che si impone su di noi e ci obbliga ad ammirarla, come se gridasse “Guarda! Io sono per te!”. Gli uomini non hanno solo bisogno di una teoria che spieghi come è nato il mondo, perché questa sarebbe fine a se stessa; gli uomini hanno bisogno di una teoria che spieghi loro il significato di quel Mistero che vedono.