[box] I professori in libera uscita al Santuario di Oropa[/box]
Molto presto, troppo per alcuni, tutti pronti nel cortile di Valsalice
è il momento della gita, qualche viso allegro, qualche sguardo in tralice
questa volta a partire per il viaggio d’istruzione sono tutti i docenti
con gli zaini e le borracce, le chitarre e il sorriso in mezzo ai denti.
Seduto sul pullman al suo vero esordio, c’è il nuovo direttore
sembra molto tranquillo forse perchè non sa cosa l’aspetta nelle prossime ore
tutti questi insegnanti in un colpo solo: è benedizione o maledizione?
Sembra non dia peso alla cosa forse tradito da evidente emozione.
Tra una preghiera e un silenzio, un’ antifona e un salmo,
l’autista che guida, sembra imperterrito e calmo,
come sempre il trambusto sul pullman è maggiore sul fondo
un retaggio d’infanzia i docenti della media che fanno un girotondo.
Si discetta di scuola, di vacanze finite di cultura e di partite a scopa
ci ferma la stradale, un semplice controllo ed oplà in un baleno siamo ad Oropa
il santuario ci attende maestoso incastonato in un’inquietante montagna
e qualcuno impaziente visitando il museo già sussurra: “quand’ è che se magna?”
Il momento solenne come sempre lo si vive durante la Santa Messa
che celebra don Gianni con gli altri salesiani e che a tutti resta impressa
poi di nuovo in viaggio sapendo che la prossima meta attraversando l’altipiano
è andare finalmente a pranzo nell’accogliente casa di Muzzano.
E mentre il vino scende e inesorabile il tono della voce sale
la digestione avviene con due passi nel parco vicino ad una sequoia bestiale.
Si riparte un’altra volta verso casa Frassati, un santo da studiare,
che ha fatto carità della sua vita e questo è bene ricordare.
Un momento di relax nell’enorme giardino ma ci chiama subito don Cipriano
è il momento della foto “questo evento va ricordato sorridete ma piano”
eccoci tutti lì immortalati, stanchi ma nel profondo felici
colleghi certo, insegnanti ma non per questo meno amici.
Il ritorno a casa dopo questo bel giorno assolato e intenso
testimonia che insegnare ai nostri allievi ha ancora più senso
se dentro di noi tra cervello e il cuore facciamo un po’ di spazio
a quel po’ d’amore che dall’alto giunge e per questo ringrazio.